ZACARELLE
Nastro o spago sottile. Termine derivante dal dialetto campano “zaganella”. Nella penisola sorrentina, infatti, l’arte della seta è antichissima e se ne trovano tracce già dal 1300. A quei tempi i giardini delle case erano coltivati a gelsi per consentire di allevare i bachi e produrre poi la seta necessaria alla filatura.
Tutte le donne erano abilissime nella tessitura e, nelle doti delle ragazze sorrentine, non mancavano mai dei cesti colmi di bachi da seta e una o due “telate” di “zaganelle”, appunto.
Modi di dire:
"Tineve nu bielle nastre, ma lu so’ allavate e è addivintate ‘na zacarelle" (avevo un bel nastro, ma lavandolo è diventato uno spago).
|
ZIRÌ-TÈ
Verso di richiamo per le capre. A differenza degli altri versi destinati alle bestie da allevamento, questo strano richiamo non sortiva sempre buoni successi. La ragione è da ricercare nel carattere particolarmente esuberante ed indomabile delle capre che spesso, in barba ad ogni accorato "zirì-tè" del padrone, si inerpicavano sulle alture più irraggiungibili ed accidentate. Molte capre sono state un'autentica "dannazione" per alcuni pastori del tempo e soprattutto per quelli più giovani che, all'indomabilità della bestia, aggiungevano una personale propensione a distrarsi e ad "allentare" la vigilanza. Molti di essi ricevevano quotidiani rimproveri dai genitori perché perdevano la capra al pascolo o perché rientravano tardi a causa dei lunghi "inseguimenti" sostenuti con bestie particolarmente ribelli e sfuggite al controllo.
|