A Loreto Aprutino, un bue è il più beato di tutti. A un bue si usano tutti i riguardi possibili: molto mangiare, niente lavorare e un mucchio di carezze.
Signori! Levatevi il cappello: è il bue di San Sopito!
Viene la festa di San Sopito. Si porta in processione la statua del Santo, e, dietro al Santo, il bue.
Il lento animale, che non fu mai "implicato dalla zolla", incede maestoso. Con orpelli e nastri gli hanno abbellito la coda e le corna. Un manto rosso lo copre, e lo cavalca un fanciullo vestito di bianco: bianco e rosso; il verde viene più tardi.
La calca è incredibile, perché non c'è paese vicino che non v'abbia mandato il suo contingente. La processione rientra e rientra san Sopito. Il bue si ferma innanzi la porta della chiesa. Tutti a guardare il bue.
- Lo vedi, lo vedi? Ha imparato la lezione? -
Sì signori: il bue sa il suo dovere: il bue s'inginocchia! Si rialza a stento ed entra in chiesa fra gli applausi e le tenerezze degli astanti.
Credo che s'intenerisca anche l'animale, perché quasi sempre in quel momento si sgrava del soverchio peso. E i devoti dalla quantità di materia sgravata arguiscono la scarsezza o l'abbondanza del ricolto!
Perché rompesti le Tavole, o Mosè, quando vedesti il vitello d'oro? Che avresti detto se tu avessi veduto il vivo bue di san Sopito? |