Nella notte che precede l'Ascensione, fanno ardere lumi su le finestre, a gloria del Salvatore che sale al cielo (Borbona, Pescina), e benedice le case nelle quali splendono i lumi (S. Pelino, Ortona a mare).
Nella stessa notte mettono recipienti - le boccalette - con acqua sui davanzali delle finestre, e la mattina, con quell'acqua benedetta da Gesù Cristo, devotamente si lavano (Aquila).
Mettono sui davanzali catini di acqua con erbe odorose. Quell'acqua si serba e si adopera contro i dolori. Può essere conservata a lungo perché non si altera (Ortona a mare).
C'é chi, invece dell'acqua, mette nella spera un bianco d'uovo, su cui nuota l'olio. In mezzo a quella chiara, per chi ben guarda, c'é sempre da discernere qualche cosa di sacro: una croce, un sacramento etc. (Ortona a mare).
Con quell'acqua raccolta nelle bacinelle, non solo si lavano il viso al mattino, ma la bevono pure, perché fa bene al corpo e all'anima. La sera mettono alle finestre bicchieri di acqua con velame (albume) di uovo. La mattina in quei bicchieri vedono tante cose: immagini di santi, chiese, vasi di fiori, alberi fioriti, frutta, montagne di neve, buoi, cavalli...; E il vedere siffatte cose é di ottimo presagio. Ma, guai se si vedesse qualche cosa di lugubre: un teschio, una bara! (Celano).
Chi ben guarda nel bicchiere non potrà non scorgervi le forme di un bambino concreato nel velame dell'uovo (Pescina).
Dall'Ave Maria all'alba, i popolani espongono sulle finestre: abiti, coperte, anelli, collane, nonché abitini e immagini di santi non benedetti. Li benedirà Gesù Cristo, e saranno cose sacre più che mai (Pescina).
Nella notte dell'Ascensione, si apre un tratto di cielo, e Dio cava fuori il braccio per benedire il mondo. Per questo sui davanzali delle finestre le donne mettono corone e immagini di santi, che saranno benedette da Dio stesso (S. Pelino).
Nel giorno dell'Ascensione non si va in campagna: nascerebbero le ruche (i bruchi) nelle vigne, (Poggio Picense). Pure in questo giorno colgono l'assenzio (l'ascjienza); con quest'erba gli uomini ornano i loro cappelli e le donne li appuntano sul petto. Alcuni, per devozione, ne mangiano qualche foglia (Castiglione a Casauria).
Oltre ai fiori da spargere sulle statue dei santi, che passano in processione per le strade del comune (a preferenza, fiori di ginestra e di papavero), colgono nella mattina dell'Ascensione fiori di sambuco, di camomilla etc., perché si ritiene che abbiano maggiore virtù contro i mali, e li conservano per le occorrenze (Ari).
L'onore di portare i Santi nella processione é molto ambito e spesso fieramente conteso. Si formano tante squadre di uomini e di donne quante sono le statue dei Santi e delle Sante; ma, quando pare che la sfilata cominci, un alterco la ritarda; ed é per una nuova squadra, che avendo offerto alla chiesa un prezzo maggiore per portare una data statua, i primi litigano coi secondi; e si può credere che le sconfitte non sono prese in santa pace.
Meta della processione é per lo più un luogo sacro, al di fuori dell'abitato: un calvario, una chiesa. In Ari, si arriva fino a una chiesetta, che é a un chilometro dal comune. Quivi, depositate le statue sulla strada, mentre l'arciprete, seduto all'ombra, resta a guardia dei Santi, i portatori delle statue si spargono per la campagna, e in fretta consumano uno spuntino, che li fa più baldi e vigorosi nel ritorno.
Durante la processione, il rito cattolico vuole che si appenda una piccola croce di cera in diversi luoghi elevati. Or bene, chi vuole preservare la propria casa dalle streghe é lesto ad impadronirsene. Quella cera è anche cosa santa: di somma efficacia nelle malattie dei bambini.
Seguendo la processione, inghiotte nove prugne selvatiche (vrúgnele) chi vuol essere immune da dolori di ventre (S. Eusanio del Sangro). Fa il paio con quest'altra: il fanciullo, che inghiotte nove petali di rose gettate m chiesa nel dì di Pentecoste, diviene buono (Archi, Lanciano).
Chi si occupa di malie (fatture), raccoglie un po' della terra (S. Eusanio del Sangro) o dell'erba calpestata durante la processione dal sacerdote celebrante la messa o da quello che ha letto il vangelo (Archi, Vasto, Ortona a mare). Secondo altri, quell'erba la colgono le streghe, che non vogliono sapere o farsi riconoscere.
Gli animali macellati sono coperti di fiori; i quali, benedetti col passare della processione, comunicano a quelle carni, oltre alla soavità dell'odore, qualcosa di divino (Pescina).
I preti non possono mancare alla processione dell'Ascensione. Se, da vivi non vanno, vi andranno da morti. Una donna (di cui si fa il nome) erasi levata presto, d'inverno, per fare il pane. Andando al forno, vide che un prete, già morto, uscì dalla chiesa di S. Maria Maggiore, dov'era sepolto, e andò al Calvario (termine della processione). Ciò fatto, rientrò in chiesa, chiudendosi dietro con fracasso la porta. Quella donna ebbe quasi a morire dallo spavento; e si ammalò a segno da dover stare a letto per più di un anno (Gessopalena).
Cibo di rito, nell'Ascensione, sono i latticini freschi (latte, quagliata, giuncata, ricotta). In quel dì non si fa cacio. Chi ha vacche o capre o pecore lattaie, fa bere alle bestie appena nate la maggior parte del latte, e quel che avanza usa per la famiglia o regala o dispensa ai poveri. Se di quel latte facesse cacio, le bestie lattaie lo perderebbero.
Nel dì dell'Ascensione si colgono fiori, non verdure. Queste sono infette dai bruchi (ruche, riichele), e chi ne mangiasse avrebbe il male dei vermi.
Le donne che allattano, e molto più le gravide, non debbono mangiare verdure di sorta - ca l' érb' arenasce 'm bacc a la críjature (Torricella Peligna) -, né frutta, né latticini, né carne, se vogliono che i figli non crescano scrofolosi (scrufulate), né soffrano di verme solitario. Il meglio é che prendano del pane bagnato nel vino e qualche uovo (Lanciano).
La donna gravida, che mangiasse verdure nel giorno dell'Ascensione, correrebbe pericoli nello sgravarsi (S. Eusanio del Sangro).