Difficile credere che nella memoria di ciascuno non vi siano ricordi legati agli anni della fanciullezza. Epoca di giochi, di sorrisi, di lacrimoni, di spazi aperti, di rimproveri e carezze. Ma soprattutto epoca di affetti incantati e di magiche percezioni legate, nella dinamica dei ricordi, anche agli odori, ai suoni, ai colori e alle quotidiane scoperte di microuniversi così diabolicamente affascinanti per chi si era da poco affacciato al mondo. Esperienze fatalmente destinate ad essere "banalizzate" dal trascorrere del tempo ma che, all'occorrenza, si riappropriano di tutto il loro irripetibile incanto. In epoche di grandi ristrettezze non era neppure pensabile l'acquisto di sofisticati giocattoli o la "trasferta premio" in ameni luoghi di vacanza. Coloro che sono stati bambini a Fallo potevano esercitare il loro diritto alla fanciullezza contando esclusivamente su ciò in cui il buon Dio si era maggiormente profuso: la natura. I compagni di gioco erano spesso gli animali e le piante: elementi che, nella maggior parte dei casi, erano oggetto di vessazioni e profanazioni che, oggi, ci farebbero rabbrividire. Chi non ha tirato pietre alle lucertole, infranto nidi, squartato rospi, "strisciato" lucciole sulla propria fronte, staccato ali alle mosche o zampe ai grilli, divelto rami per rubarne i frutti, sottratto pannocchie calpestando le coltivazioni circostanti?? Ma così era e, senza alcun pentimento, si era sempre pronti a reiterare tali vandaliche "imprese". Eppure, il ricordo di quelle immagini spesso violente, degli odori acri delle linfe, del viscido sentiero lasciato dalle lumache, del caustico latte dei fichi acerbi, restano parte integrante del nostro divenuto e, in tal senso, costituiscono l'elemento principe di una consuetudine che si è ripetuta uguale a se stessa nel corso delle generazioni fino a diventare parte integrante del sistema educativo del nostro popolo.
Sorte migliore non toccò agli adulti. Bestie e piante costituivano il binomio imprescindibile per assolvere ai quotidiani doveri o assecondare i diletti. Bestie per i lavori nei campi, animali nel mirino dei cacciatori, strumenti di "pace e di guerra" ricavati dall'abile lavorazione di piante: contenitori, scope, canestri, sedie, trappole, utensili per ogni necessità. Piante ed animali sempre presenti anche in taluni detti popolari, nelle imprecazioni, nelle massime di saggezza, nelle filastrocche, nelle orazioni o nelle blasfeme invettive.
Questa rubrica, che alla "serietà" di una didascalia scientifica affianca (dove possibile) citazioni di usi, modi di dire, termini dialettali, tradizioni e aneddoti, vuole essere un veicolo di memoria che aiuti coloro che lo desiderano a ripercorrere i sentieri di questo passato così apparentemente lontano e tuttavia così presente. (Comprimi)