Forse non tutti sanno che questa pianta è nell'elenco delle specie protette perché in via d'estinzione.
Probabilmente tale particolarità non era conosciuta neppure da tutti coloro (soprattutto ragazzi) che, con la scusa di utilizzarla come pianta d'arredamento, ne hanno fatto scempio nei tempi passati.
Facile da trovare nelle zone paludose, "La Mazzacocche" (questo il suo nome dialettale), era spesso oggetto di vere e proprie "mostre" da parte di coloro che la raccoglievano.
Nella maggior parte dei casi le più grandi, proprio perché più mature, erano le prime a divenire inutilizzabili perché si aprivano spandendo in giro i loro semi con sommo rammarico sia da parte di chi le aveva raccolte sia di chi doveva poi pulire il tutto.
Un posto molto ricco di queste piante era quello definito comunemente come "La Frane" (La Frana) situato lungo la vecchia strada rotabile che conduceva verso Civitaluparella.
Alcuni contadini avevano la "fortuna" di avere una piantagione di tife proprio nel proprio campo e questo era per loro motivo di vanto sia per una questione puramente estetica sia perché le sue foglie erano utilizzabili oltre che come legacci, anche per impagliare le sedie.
I comuni mortali, e neanche tutti, avevano spesso nel loro campo un comunissimo canneto da cui si potevano raccogliere i sostegni per le piante evitando così di dover andare "a fà li palucce pi l'uorte" (a fare i paletti per l'orto). Oltre a ciò le canne erano spesso usate per costruire le cosiddette "pagliarelle" (piccoli pagliai), minuscole costruzioni molto simili alle tende dei pellirosse, utilizzate essenzialmente per riporre gli utensili e gli indumenti da lavoro, ma non di rado, in caso di necessità, per ripararsi dal sole o dalla pioggia. |