È questo un altro insetto contro cui i contadini hanno da sempre ingaggiato cruente battaglie, uscendone spesso sconfitti.
"Li vespre" (questo il loro nome dialettale) erano, infatti, quelle che attaccavano i frutti (soprattutto fichi ed uva) ormai prossimi alla maturazione vanificando così mesi di duro lavoro.
Senza contare le dolorosissime punture da esse provocate nel caso in cui venissero inavvertitamente disturbate. Ci sono stati moltissimi casi di persone punte da una vespa sulla lingua per aver mangiato un fico senza averlo preventivamente aperto; l'insetto presente al suo interno si era così vendicato con l'unica arma a sua disposizione: il pungiglione.
Forti di tali esperienze i contadini consigliavano sempre, prima di mangiare un fico, di aprirlo per verificare che al suo interno non ci fossero ospiti indesiderati.
Non mancavano naturalmente i modi dire riferiti a quest'insetto. Con la frase "Pare nu cupe di vespre!" (sembra un nido di vespe), ad esempio, ci si riferiva a chi aveva un modo di parlare incomprensibile perché molto basso e con voce cupa.
Ed a proposito dei nidi di vespe, esistevano in paese figure ben definite per la distruzione di tali fastidiose presenze che erano consultate in casi di assoluta necessità anche se solitamente il loro intervento si limitava semplicemente ad accendere un grosso straccio inzuppato di petrolio posto sulla punta di un lungo bastone con cui veniva poi incendiato il nido degli insetti.
Scherzi di pessimo gusto ai danni di contadini ignari erano spesso perpetrati da parte dei ragazzi.
Questi ultimi raccoglievano i nidi delle vespe ponendoli in un sacco e, lasciandoli poi cadere dall'alto sulla strada, sulle bestie da soma condotte nei campi o peggio ancora direttamente sul malcapitato passante, si godevano lo spettacolo del tapino preso di mira che correva cercando di liberarsi degli insetti che tentavano di pungerlo. Pare che una volta fosse capitato che una delle vespe avesse punto un contadino su un labbro ed i ragazzi per completare il loro divertimento avessero preso a canzonarlo urlandogli dietro: "Yuuuu! Z'a fatte vascià da 'na vespre!" (si è fatto baciare da una vespa!). |