"Siente, siente, gnà cante li grille?" (Senti, senti, come cantano i grilli?). Era questa la domanda che spesso i grandi rivolgevano ai bambini nelle sere estive passeggiando per le strade del paese o di giorno negli assolati sentieri di campagna.
Sarà forse per questo motivo che questo insetto ha rappresentato, per i piccoli prima e per gli adolescenti dopo, l'oggetto di uno "studio" più approfondito.
Chi non si è divertito almeno una volta a catturare un grillo ed a togliergli le zampe posteriori in modo da impedirgli di saltare? Pratica certamente crudele, ma sicuramente istruttiva perché consentiva non solo di vedere l'insetto da vicino, ma anche di guardarlo mentre masticava i fili d'erba che gli venivano avvicinati alle mandibole.
Lo stesso animale era poi spesso catturato per essere utilizzato come esca per l'amo quando si andava a pescare nel fiume Sangro e non era raro vedere i ragazzi girare per le campagne con barattoli pieni di animali saltellanti. Che poi fossero buone esche per i pesci era tutto da dimostrare, ma intanto il divertimento durante la loro cattura era assicurato.
Poco gradito ai contadini per la sua voracità, quest'insetto era il protagonista di molti aneddoti più o meno noti, ma tutti ugualmente singolari. È tipico quello che racconta dell'uomo soprannominato "Grille" (grillo, appunto) il quale, colto in flagrante durante un furto di bestiame, fu condotto davanti al re per essere giudicato.
Il sovrano volle dare al furfante la possibilità di salvarsi e, nascondendo un grillo nel pugno, promise all'uomo di liberarlo se solo avesse indovinato cosa celava nella mano chiusa.
L'uomo, vedendo compromessa la sua libertà e certamente disperando di uscire vivo dal carcere disse rivolto a se stesso "Eh! Grille, Grille, 'n chi miene 'nchiappiste!" (Eh! Grillo, Grillo, in che mani capitasti!). A questo punto il re meravigliato dalla dote di indovino dell'uomo e per mantenere fede alla promessa data non solo lo fece liberare, ma lo accolse con sè nel castello. |