LINGHE E STREIE (LINGUE E STREGHE)
 
Anche questa non è una vera e propria filastrocca: le persone più anziane del paese ipotizzano che si tratti del brano di un'orazione molto antica che veniva recitata la sera, prima di coricarsi. La particolarità di tale preghiera consisteva nel fatto che fosse scandita a voce molto alta. Sembra, inoltre, che essa fosse molto più lunga di quella che qui di seguito proponiamo, ma, purtroppo, i primi e gli ultimi versi sono quasi completamente sconosciuti. Altra particolarità degna d'attenzione, è l'utilizzo della parola "trasce" (entra) di chiara origine partenopea (trase), al posto del più comune "entre" del dialetto fallese: è una "licenza poetica" per fare rima con la parola "case" presente nel verso precedente. È in ogni caso interessante notare come, nel mondo contadino, spesso la preghiera era impiegata come antidoto oltre che contro il malocchio, anche contro le male lingue (linghe o lenghe) e le streghe (streie o streche). Forse tali disgrazie erano molto più temute delle malattie e delle calamità naturali.
 
MI VOLTE A MIENE DRITTE E CI TROVE GESÙ CRISTE MI VOLTO A MANO DRITTA ( MI GIRO A DESTRA) E CI TROVO GESÙ CRISTO
GESÙ CRISTE ACCUSCÌ MI DISSE: NULLA PAURE AVISSE GESÙ CRISTO COSÌ MI DISSE: NON AVERE NESSUNA PAURA
NÈ DI LINGHE E NÈ DI STREIE, NULLA PAURE AVEIE. NÈ DI MALE LINGUE NÈ DI STREGHE, NESSUNA PAURA AVERE.
TRE CURNICE A CHESTA CASE E QUATTR'ANGELE CI TRASCE: TRE CORNICI IN QUESTA CASA E QUATTRO ANGELI CI ENTRANO:
SANTE LUCHE, SANTE MATTÈ, SANTE BARTOLOMÈ, SANTE MARIGARITE; MI FACCE LA CROCE E DIÈ MI BINDICHE. SAN LUCA, SAN MATTEO, SAN BARTOLOMEO, SANTA MARGHERITA; MI FACCIO LA CROCE E CHE DIO MI BENEDICA.

 

 
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