Anche questa riportata di seguito non è una vera e propria filastrocca, ma il brano di un'antichissima orazione. Molto confusa, la preghiera fa riferimento specifico alla parola di Dio (verbe di Diè) che, aleggiando nella biblica valle di Giosafat (luogo del Giudizio Universale), raccoglie fiori e verdure dell'orto (per farci cosa, non si sa). Si parla anche di San Giuseppe che, dopo aver letto il nome dei peccatori sul suo libro d'oro, li lega ("va liggenne e va lijenne piccatore e peccatrice"). E' interessante riportare alla memoria dei lettori l'antica credenza popolare secondo la quale, nell'immaginario collettivo, il "Libro dei peccatori" custodito da Satana era nero, mentre quello custodito dai Santi era d'oro (in Paradiso il "nero" non si accordava con il possibile Perdono di Dio.). C'è inoltre un severo invito all'apprendimento del Verbo di Dio per prepararsi, appunto, al Giudizio finale. Il brano termina con l'immagine spaventosa di una testa di bue (chiaro riferimento al demonio) con al collo una catena arroventata.
Simpatico anche il contesto in cui tale brano è stato menzionato. La persona anziana che lo ha riferito, aveva, quando lo sentì per la prima volta, circa sei anni (parliamo del 1916) e, sentendo citare la Valle di Giosafat pensò che si trattasse di una località vicino a Fallo denominata "Li Spine di Giusafatte" (Le Spine di Giosafat) che si trova all'inizio della strada che dal paese porta verso "La Fonte". La fervida fantasia della bimba portò ad associare quel luogo con la testa di bue cui il brano fa riferimento più avanti. Da qui il timore di recarvisi.