QUANDO IL SILENZIO ERA D'OBBLIGO
 
Quella riportata qui di seguito non è propriamente una filastrocca ma piuttosto un arguto tormentone che un'anziana donna di Fallo soleva spesso ripetere fra sé e sé per manifestare il proprio disappunto circa le ingiustizie ed i soprusi del Governo dell'epoca. In gioventù aveva vissuto a Napoli con il marito che, pur essendo un acceso oppositore della Monarchia esercitata da Re Filippo di Borbone, non aveva mai subìto le conseguenze di tale atteggiamento politico. In ricordo di questi lontani eventi, l'anziana donna sopportava adesso malvolentieri la presenza di Re Vittorio Emanuele alla cui sovranità bisognava invece sottostare tacendo. Se ne rammaricava fra le mura domestiche recitando i versetti che seguono:
 
ALBERE, PI ME SI DIVENTATE CIPPE ALBERO, PER ME SEI DIVENTATO UN CEPPO..
COME AYA FA A SUPPURTÀ STI BOTTE ? COME DEVO FARE A SOPPORTARE TUTTE QUESTE ANGHERIE ?
I CHI NIN LU SO FATTE BBUONE MANCHE A LU RRE FILIPPE, IO CHE NON HO STIMATO NEMMENO IL RE FILIPPO,  
MÒ CA CI STANNE 'STI QUATTRE FITIENTE A LU PUTERE ORA CHE CI SONO AL POTERE QUESTI QUATTRO FETENTI
M'AYA STA' ZITTE DEVO STARE ZITTA !
 
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