Credo che tutti, di fronte ad una casa abbandonata, senta l’impulso irrefrenabile di entrare per esplorarne il suo interno. Solitamente è un’azione non immune da pericoli perché spesso i solai sono fatiscenti, il tetto pericolante e gli infissi marci, ma l’atmosfera che si respira in una vecchia casa vale certamente i rischi che si corrono.
Spesso sulle case disabitate da molti anni si raccontano storie di fantasmi, di crimini antichi e di amori finiti in tragedia che non fanno altro che alimentare la curiosità di chi ricerca le tracce del passato. È quasi un assioma: le vecchie case hanno al loro interno un fantasma che li abita.
È sicuramente la stessa curiosità che spinge a visitare i paesi abbandonati dai suoi abitanti soprattutto se lo stesso paese è stato poi ricostruito poco distante.
È il caso dei cosiddetti “paesi doppi”: luoghi con lo stesso nome che custodiscono misteri e leggende.
I motivi dell’abbandono di un luogo per un altro poco distante sono molti. Si parte dalla necessità di spostarsi più a valle per avere migliori possibilità commerciali, fino all’allontanamento dal sito a causa di terremoti, epidemie, saccheggi e invasioni da parte di animali.
In Abruzzo esistono diversi “paesi doppi”, ma certamente uno dei più famosi è Frattura, la frazione di Scanno, rasa al suolo dal terremoto del 1915 e ricostruita tra il 1932 e il 1935 non molto lontano del vecchio centro abitato che ha preso il nome di Frattura Vecchia.
In questo luogo abbandonato, in molti giurano di sentire le voci dei bambini morti.
Chi visita per la prima volta Fallo Vecchio non può che restare affascinato dal luogo. Com’è noto, la leggenda narra che il sito fu abbandonato dai suoi abitanti in seguito ad un’invasione di formiche rosse, ma in molti ipotizzano che gli insetti erano i saraceni che, nelle loro scorrerie, distruggevano tutto quello che incontravano al loro passaggio.
Il luogo è vicinissimo al paese, ma un po’ impervio soprattutto perché da moltissimo tempo non è più frequentato. Quando Fallo era più popoloso, il vecchio paese era molto spesso meta delle scorribande dei bambini e dei ragazzi del tempo che speravano, sentita anche la leggenda, di trovarci chissà quali tesori.
Tornarci da adulti è completamente diverso. Ferma restando l’atmosfera di mistero di cui il luogo è pervaso, la vista delle mura diroccate fa pensare che forse qualche ricerca più approfondita sulla nascita e sulla decadenza del sito andrebbe fatta.
I muri a secco e la loro disposizione a terrazze non solo sulla sommità, ma anche sulle pendici della collina, fanno pensare sicuramente a un insediamento urbano. Probabilmente le abitazioni vere e proprie non erano in pietra, ma di legno e le mura rimaste sono quelle di ciò che doveva essere la struttura centrale del paese.
Non è neanche da scartare l’idea che tutta la collina potesse essere un luogo di culto e che le mura restanti sono la compagine di un antico tempio.
Molti dei muri sono crollati e molti sono i cumuli di pietre che fanno pensare al collasso, forse a seguito di terremoti, delle antiche costruzioni. Sono anche visibili, nella parte della collina che finisce a strapiombo sulla vallata sottostante, delle pietre modellate tutte nello stesso modo: a cuneo e con la parte superiore piatta, molto simili a quelle che sono chiamate sampietrini e utilizzate per piastrellare le strade.
Viene da pensare a quanta fatica deve essere costata innalzare quei muri considerando che le pietre con cui sono stati costruiti, in certi casi, non sono certamente piccole e gli strumenti di lavoro a disposizione non erano quelli di adesso.
Sicuramente è un luogo che meriterebbe più attenzione e l’occhio di un esperto potrebbe forse fugare i tanti interrogativi che ci si pongono quando ci si trova davanti a quelle mura diroccate.
Resta poi quello che la fantasia di ognuno riesce a creare intorno a luoghi come questo: il rumore del vento che si trasforma nel lamento dei nostri antenati, il profilo dei grossi massi che nell’ombra si diventano presenze tenebrose, il franare dei sassi che ci ricorda il rumore degli zoccoli delle bestie da soma di tantissimi anni fa...
E forse Fallo Vecchio è semplicemente questo: un luogo dove recarsi a fantasticare ogni tanto prima che il tempo non decida di cancellarlo per sempre.
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