Diciamo subito che la storia qui narrata non è certamente delle più innocenti, ma crediamo che valga la pena di pubblicarla se non altro perché racconta uno dei tanti aspetti poco simpatici con cui spesso si aveva a che fare nel nostro paese tanti anni fa. La scena si svolge su Via Duca degli Abruzzi, viuzza che all'epoca dei fatti era molto popolata come lo erano tutte le strade di Fallo.
Il panorama paesano brulicava oltre che di varia umanità più o meno abbiente (piuttosto meno che più) anche di personaggi di passaggio e di mendichi provenienti dai vicini paesi, molti di quali non erano del tutto raccomandabili. C'erano "oriundi" scacciati dalle loro case di origine perché non del tutto sani di mente, altri dediti all'alcool, altri ancora rimasti soli o caduti in disgrazia a causa di improvvisi rovesci di fortuna.
Era una specie di "Corte dei Miracoli" i cui componenti cercavano di sbarcare il lunario come meglio potevano.
Alcuni di questi personaggi sono passati alla storia per le loro idee originali. Sono in molti, infatti, a ricordare quel genio che voleva deviare il corso del fiume Sangro facendolo passare per il paese in modo da poter distillare il rum.
E chi non ricorda il famoso Patr'Antonie (Padre Antonio) originario (pare) di Montelapiano che si spacciava per costruttore di campane? Secondo la sua teoria, non era necessario nessun tipo particolare di attrezzatura, bastava raccogliere molto materiale ferroso e (udite, udite) sterco di pecora. Dei due materiali appena citati il più difficile da procurare era certamente il primo, mentre del secondo ce n'era più che in abbondanza. Per questo il nostro faceva incetta di tutto il metallo che riusciva a trovare. Da qui il detto "Pare Patr'antonie" riferito a chi vive in una casa non del tutto in ordine ed addobbata con ogni genere di cianfrusaglie.
Uno dei personaggi protagonisti della nostra vicenda è proprio uno di questi sbandati di passaggio per Fallo che forse, colto da un improvviso attacco di libidine, tentò alla sua maniera di sedurre una delle "pulzelle" che in quel momento si affacciavano sulla strada. La donna in questione era una delle tante che aveva il marito emigrato in America e che l'aveva lasciata (incinta) ad aspettarlo al paese.
Non è dato sapere se la sua bellezza fosse particolarmente abbacinante, sta di fatto che l'uomo ne rimase folgorato e le rivolse senza tanti preamboli e (stranamente) in italiano le sue "avances" con la frase: "Quanto sei bella! Vuoi fare l'amore con me?"
Visto il periodo ed il tipo di educazione avuta dalla donna e visto soprattutto l'argomento trattato (oggi in televisione si direbbe "adatto ad un pubblico adulto") possiamo soltanto immaginare la reazione della donna la quale, restata impietrita al suo posto, cominciò a chiedere aiuto al vecchio vicino, urlando: "'Innare, 'Innare! Vattinne, vattinne! Iu Madonna mè! 'Innare, 'Innare!" (Gennaro, Gennaro! Vattene, vattene! Madonna mia! Gennaro, Gennaro!).
L'uomo per niente spaventato né dalle urla della donna né dall'eventuale apparizione di Gennaro, rivolse alla sua "preda" la famosa frase: "Sei bella, ma sei ignorante, per la *******. Io voglio fare l'amore e tu chiami Gennaro!"
Come sempre accade in queste storie è rimasta la frase storica, ma si è perso il finale. Pare però che tutto si sia risolto con un nulla di fatto da parte del cicisbeo non si sa se per il provvidenziale intervento di Gennaro o perché la donna alle urla fece seguire i fatti rintanandosi in casa e sprangando la porta. Rimane la frase che ancora oggi qualche volta è usata (magari solo accennandola) nei confronti di chi non vuole cedere ad una proposta "ragionevole". |