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Il mattino seguente, molto presto, cominciai a camminare attraverso l'intero villaggio e soprattutto fra i luoghi dove si era svolta gran parte della mia giovinezza. Mi assalì una subitanea tristezza nel vedere i cambiamenti nelle strade e nelle case in cui avevo vissuto. Molte abitazioni erano state abbandonate, altre erano vuote a causa dell'inoltrata stagione, le strade erano deserte. Aleggiava un pregnante senso di vuoto. In una zona del paese, alcune delle strutture assomigliavano a vecchi ruderi; non tanto per il loro aspetto, poiché avevano conservato pressappoco la stessa apparenza di quando ero adolescente, ma per il silenzio che sembrava penetrarle. Il giardino delle api dove avevo trascorso gran parte del tempo assieme a zia Bambina, aveva ancora il grande albero di fichi ed il cespuglio di rosmarino, ma erano scomparsi il roseto, lo spiazzo dove tenevamo l'alveare, le aiuole e l'orto. Le erbacce avevano avviluppato tutto, anche gli scalini di pietra. Il nuovo proprietario aveva costruito dei canili con tavole inchiodate di traverso e recinti di fili di plastica. Un brutto pollaio, costruito più oltre, offendeva ulteriormente questo giardino che una volta era stato così bello.

L'esterno della casa di mio padre e di zia Bambina sembrava più vecchio e più grigio. Solo la porta di legno e le grate alle finestre avevano mantenuto la loro vecchia identità. Sull'altro lato della casa, due orribili antenne televisive erano state collocate sui balconi.

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La casa dei miei nonni materni presentava ancora un buon aspetto esteriore e conservava la massiccia porta di legno ed i due solidi anelli dei battenti. La casa dei miei nonni paterni dimorava completamente abbandonata nella Valle Vecchia. La cantina del vino era vuota e la porta frontale, semiaperta, non consentiva il passaggio perché bloccata dal crollo del soffitto della cucina. Attraverso il pertugio potevo vedere i pochi oggetti ancora nello scaffale della cucina come se fossero stati pronti all'uso. Ero contento che, subito dopo la morte dei nonni, mio cugino mi avesse mandato i tre attrezzi del camino di questa casa: la tenaglia, "la palell" e "lu zufflatur" che ancora conservo.

La più bella rosa scarlatta del paese che adornava il terrazzo di mia nonna non c'era più. La vecchia vite che si arrampicava su per il balcone era ancora lì, con le foglie verdi e carica di grappoli neri che nessuno avrebbe colto. Camminando attraverso il paese, gli angoli delle strade e le case emergevano come spettrali ricordi.

Molti dei campi vicino al paese, un tempo così amorevolmente coltivati, erano stati abbandonati ed alcuni di essi erano stati fagocitati dai rovi.