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Dovemmo attendere in fila due giorni e una notte, all'interno della stazione dei treni, per acquistare i biglietti per Palermo. Il treno, proveniente da Roma, ci avrebbe portato a Villa San Giovanni in
Calabria. Quando finalmente giunse, era già stracolmo e la gente si infilò in ogni meandro reperibile. Molti viaggiarono sulle piattaforme dei vagoni e sugli scalini, altri erano letteralmente appiccicati fuori dai finestrini, ed altri
ancora sui tetti del convoglio. Noi fummo fortunati. Quando finalmente aprirono un vagone-merci vuoto che trasportava quattro bare contenenti i resti di vittime di guerra che venivano ricondotte a casa da qualche parte, saltammo dentro con altra gente e ci rifiutammo di scendere. Il tragitto prevedeva trentasei ore da Napoli a Villa San Giovanni. Oltre al normale ritardo, il viaggio includeva l'abbandono del treno per attraversare a piedi un improvvisato ponte su un fiumiciattolo e prendere un altro treno sull'altra sponda. Finalmente raggiungemmo Villa San Giovanni dove attendemmo ancora molto tempo prima di imbarcarci sul traghetto che ci portò a Messina dove prendemmo il treno per Palermo. A Palermo prendemmo un altro treno per Corleone. Fu un lungo e lento itinerario fra i monti e finalmente

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arrivammo.

Corleone era una cittadina di circa diciottomila persone. Era costruita su un pendio con una muraglia calcarea protettiva sullo sfondo. In una piccola gola sopra la città c'era ancora un piccolo vecchio arco di pietra. La leggenda locale diceva che era stato costruito dai Mori per sorreggere un acquedotto. All'imbocco della città, la strada proveniente da Palermo era fiancheggiata a destra da un piccolo ma grazioso giardino pubblico con alcune palme decorative. A sinistra c'erano alcune case dalle porte larghe che consentivano l'accesso ai carri da lavoro e ai cavalli. Queste case offrivano anche rifugio per la notte o piccole stanze al piano superiore per i "carrettieri". Avevano tutte la caratteristiche delle locande medioevali e la stessa cattiva reputazione. La strada principale continuava nella città dove era situata la maggior parte dei pochi negozi. C'erano alcuni spacci di alimentari e di frutta, una macelleria, alcuni barbieri, un caffè, un circolo privato per uomini ed un ufficio postale. La strada serpeggiava attraverso la città e passava per la piccola piazza a destra, la cattedrale a sinistra e, girando ancora a sinistra, toccava il convento e l'ospedale. Rigirando a destra continuava su un alto ponte di pietra e quindi per una rupe calcarea verso le montagne dell'interno. Nella parte bassa della città, nel mezzo della vallata, si erigeva un enorme blocco calcareo sulla sommità del quale c'era un'antica prigione, ancora in uso all'epoca, a cui si accedeva per mezzo di una ripida e