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CAPITOLO OTTAVO

- Le umiliazioni della risalita -

Mentre la guerra continuava a nord e si avviava ad una prevedibile risoluzione, l'Italia stava tentando lentamente di riemergere dalla distruzione della guerra. C'erano governi provvisori dalle dubbie funzioni e senza nessuna efficienza e, certamente, senza alcuna importanza per gli Italiani. Alcune delle strade vennero riparate, anche se con temporanei espedienti, per consentire almeno i trasporti.
I viaggi costituivano ancora un serio affare. I mezzi di trasporto includevano cavalli, carri, poche macchine o autocarri, alcuni dei quali erano stati trasformati a vapore e venivano alimentati con pezzi di legno spesso raccolti ai lati delle strade. Inutile dire che le interruzioni ed i ritardi erano la regola piuttosto che l'eccezione.
Le truppe alleate passavano o stazionavano nelle grandi città come Napoli. La loro presenza e le loro attività avevano portato un risveglio economico ed un'abbondanza di beni, ma anche una corruzione a tutti i livelli, un fiorente mercato nero, ogni sorta di tafferuglio ed una

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decadenza etica comunemente ignorata per pragmatiche ragioni o per vergogna morale.

Mia zia Esterina che aveva lasciato Palermo a causa dei bombardamenti, si era trasferita a Corleone, una cittadina dell'entroterra siciliano. Intanto suo marito, mio zio Giovanni Mariano, che durante la guerra era stato richiamato alle armi
(nel Corpo degli Alpini) ed era stato fatto prigioniero, era ancora detenuto in Nord Africa.

Fu deciso che avrei dovuto andare a vivere con mia zia e continuare i miei studi a Corleone. Il viaggio per la Sicilia fu un incubo. In primo luogo, mia madre ed io dovemmo recarci a Napoli. Ci andammo con una vecchia macchina che bucò tre volte lungo la strada. A Napoli la zona vicino alla stazione ferroviaria era chiamata La Maddalena. Era un intrico di affollati vicoli, rigurgitante di carri e bancarelle con ogni sorta di articoli. Gli ambulanti cercavano di rifilarti qualsiasi cosa. Era probabilmente il più grande mercato nero all'aperto d'Italia, il peggiore che la guerra avesse portato nella vita della città.