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danneggiato: le sue macchie verde-bruno sono ancora oggi il segno indelebile di quell'avventura.

Durante questo periodo, i Tedeschi collocarono anche numerose mine in diversi campi, specialmente nella valle vicino al Sangro. In seguito, alcuni di coloro che provarono a tornare alla loro terra persero la vita con le deflagrazioni delle mine abbandonate. Ancora ricordo quando i loro corpi straziati vennero ricondotti a Fallo su corte scale usate a mo' di barelle.

Occasionalmente si udivano colpi di arma da fuoco a distanza. A volte si poteva sentire il sibilo delle bombe d'artiglieria che sorvolavano le nostre teste ed andavano ad esplodere chissà dove oltre il fiume. Qualche volta di notte si scorgeva all'orizzonte il chiarore flebile del fuoco delle artiglierie.

Quando le truppe tedesche cominciarono a ritirarsi nel 1943, fecero saltare tutto ciò che fosse di importanza strategica: tratti ferroviari, ponti e viadotti. Alcuni ponti, specialmente il ponte di pietra sul Sangro, erano meravigliose e solide strutture destinate a durare nei secoli. Furono tutti distrutti. Poiché non voleva lasciarne dietro di sé, la milizia tedesca fece un tale uso di esplosivo che le deflagrazioni erano spettacolari e riuscivano a scagliare enormi blocchi di pietra a notevoli distanze. Il ponte vicino a "Lu Colle Serienza" fu distrutto di giorno e

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vedemmo chiaramente l'esplosione che scagliò le sue pietre ad una distanza tale da raggiungere Collerosso. A Collerosso, un capannone utilizzato dai tedeschi come deposito di munizioni fu fatto brillare e centinaia di proiettili di mortai italiani calibro 45 si riversarono inesplosi sui campi circostanti. Quattro bambini trovarono un giorno una di queste bombe e, giocando con essa, rimasero uccisi dall'esplosione. Ricordo quel giorno. Stavamo giocando a carte in un campo vicino al paese quando udimmo un boato. Eravamo così avvezzi a sentirne che non gli demmo importanza. Pochi minuti dopo sentimmo le urla disperate delle donne e capimmo che qualcosa era successo. Due dei bambini morirono all'istante, gli altri dopo un paio d'ore. Incidenti come questi non fecero tuttavia desistere i più grandi dal maneggiare materiale pericoloso. Alcuni adolescenti erano soliti recuperare i componenti dei proiettili di mortai. I fondi con le alette venivano usati come posacenere o lumi ad olio. I detonatori all'interno, della dimensione di una corta sigaretta, venivano tirati fuori dal buco della carica esplosiva. Una sorta di vite appuntita, azionata da una ruota traforata frontale che girava quando la mina veniva lanciata, penetrava nella capsula detonante e consentiva all'ordigno di esplodere al momento dell'impatto. La nostra curiosità e la nostra stupida audacia ci inducevano a pericolosi esperimenti.

Eravamo soliti tirar fuori le pallottole dal loro rivestimento, raccogliere la polvere dall' interno e quindi far esplodere la capsula