41 Nel frantoio c'era una enorme ruota di pietra unita ad un palo girevole verticale munito di perni. Orizzontalmente vi era una trave e, sotto, il meccanismo finiva con una struttura circolare lievemente conica. Un asino veniva assicurato con delle bardature al palo che faceva ruotare la macina, mentre un uomo spingeva le olive sotto il percorso della grande ruota di pietra con una pala. Quando le olive erano sufficientemente tritate, venivano poste in un contenitore rotondo (la "sport") e condotte alla pressa. Uno dei frantoi di Fallo era dotato di una pressa idraulica, ed un altro aveva una vecchia pressa ad eliche. Allorché le presse schiacciavano le olive frantumate, l'olio cominciava a stillare. Il primo fluido estratto con una lieve pressione era olio vergine ed era delicato e poco acido. Questo olio veniva raccolto e conservato separatamente. La successiva spremitura dava origine ad un olio che veniva fatto defluire in barili parzialmente riempiti d'acqua. Successivamente, l'olio galleggiante veniva recuperato con un utensile di rame. L'ultimo olio, estratto con una considerevole pressione, presentava scure macchie di impurità e veniva usato per i lumi che, all'epoca, erano ancora presenti presso molte case e cantine. Durante questo periodo, la gente andava al frantoio per passare qualche ora a chiacchierare con gli altri paesani mentre rimanevano seduti vicino ad un enorme fuoco nel quale le olive, completamente pressate e disposte alla bisogna, bruciavano con una fiamma vivace. |
42 L'odore in questi posti era un misto di stabbio, olive, olio caldo e legno. Il frantoio, "lu trappiet" in dialetto (dal latino trapetus, macina), era il caldo riparo nei freddi giorni o nelle rigide serate del vicino inverno. Un altro importante e comune evento a Fallo era l'uccisione del maiale a gennaio. L'uccisione avveniva nella strada in cui viveva il proprietario dell'animale. Le strazianti grida della bestia risuonavano tristemente nei dintorni e terminava con un soffocato e lento rantolo. Il maiale veniva tenuto fermo da cinque o sei uomini su un barile rovesciato ("lu tiniecc") ed ucciso con un coltello. Solitamente le donne di casa raccoglievano il sangue fresco rimestandolo continuamente per prevenirne la coagulazione. Nei giorni seguenti il sangue veniva usato per fare il sanguinaccio, una sorta di marmellata spalmabile costituita da sangue di maiale, appunto, noci, cioccolato, zucchero, briciole di pane fresco e, se alla portata, bucce di arancia. Allorché il maiale era morto, gli uomini provvedevano a bruciarne le setole e la parte più esterna della pelle per mezzo di rami secchi di ginestra. Grattavano via le scorie servendosi di pezzi di mattone, ed il maiale veniva quindi rasato con rasoi ed attentamente sciacquato con acqua calda. Le zampe posteriori venivano accuratamente tagliate ed i tendini sfilati per consentire l'introduzione di un palo di legno di quercia, tagliato alla bisogna, per mezzo del quale il maiale veniva |