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venivano considerati i fiori dei morti e non venivano mai impiegati per occasioni felici.

L'ultima e più importante festa religiosa era il Natale. Era una festa felice. La gente allestiva i "Presepi", la scena della Natività, molti dei quali erano fabbricati in casa con figure rozzamente abbozzate con l'argilla dai bambini. La mangiatoia ed i vari personaggi venivano collocati su sassi muschiosi, le strade venivano realizzate con la farina bianca, i laghi con specchi rotti, lo sfondo del cielo con la carta da imballo della pasta e le stelle con la stagnola delle caramelle. Le case venivano realizzate con carta incollata con acqua e farina o con vecchie cartoline. Pochissimi erano coloro che avevano un albero di Natale al quale un'amorevole nonna attaccava alcune mele, dei fichi secchi o uva passita. L'evento più importante del Natale era la Messa di Mezzanotte. Era la Grande Messa nel corso della quale gli uomini e non le donne intonavano i canti Gregoriani di Natale. Dopo la messa, molti si riunivano per mangiare qualcosa o per giocare a carte. Le "scruppell" erano i fritti tradizionali che venivano preparati in questo periodo ed offerti agli amici. Non c'era scambio di doni poiché la maggior parte della gente non aveva niente da dare. I bambini appendevano le loro calzette (letteralmente le calzette!) la sera del 6 gennaio, la festa dell'Epifania, la festa dei Magi. I doni erano portati dalla Befana, una strega benevola, e solitamente consistevano in qualche frutto, poche caramelle e, occasionalmente, alcune arance.

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I bambini cattivi trovavano carbone nelle calze. I figli di quelli molto poveri rientravano in quest'ultimo gruppo, non per colpa del loro comportamento ma a causa delle condizioni economiche dei genitori. Alcuni fra i più compassionevoli di questi genitori, non mettevano nulla nelle calzette e dicevano ai loro bimbi che la Befana non era stata capace di scendere giù dal camino. Questi erano tempi in cui i bambini non si potevano concedere il lusso di sviluppare complessi che, del resto, all'epoca non erano neanche stati inventati.

Altri eventi importanti a Fallo erano le raccolte del grano, del mais, dell'uva, delle olive e l'uccisione del maiale. Erano tutte occasioni importanti per rallegrarsi dei doni della natura.

La terra veniva lavorata in autunno e la semina del grano avveniva in primavera. Tutto il lavoro veniva fatto per lo più a mano con il "bidente", una sorta di attrezzo a due punte. Anche la sarchiatura veniva fatta a mano. In primavera i campi verdi fluttuavano al vento come delicati mari di onde smeraldo. Il grano cresceva alto, e presto i chicchi si formavano sull'estremità dello stelo dove venivano protetti dall'insorgere di setole simili a peli di baffi. Nelle prime sere d'estate, quando il grano era ancora verde e tenero, era possibile vedere il luccichio di migliaia di lucciole sui campi.