25 altri quello che non vorresti facessero a te. Riuscivano a seguire questo codice morale praticamente sempre, perché la vita in paese era spesso come un libro aperto in quanto erano tutti occupati a mettere insieme l'esistenza e soprattutto perché non c'erano vere e proprie opportunità di commettere quello che noi chiameremmo un vero e proprio crimine. Naturalmente quando c'era l'occasione si verificavano anche casi di infedeltà commessi da donne e da uomini ma questi ultimi erano spesso assolti da questo tipo di peccato. Magari qualche frutto o verdura veniva rubato dai campi per sopravvivere, magari qualche figlio meno dotato veniva preso in giro o estromesso da una legittima eredità. Alle donne venivano propinati abusi e sfruttamenti ai quali non seguiva nessuna punizione. Molti paesani, soprattutto le donne, avevano tuttavia un grande senso della carità derivante dalla bontà dell'animo umano e dalla povertà e dalla condizione umana che tutti condividevano. Dico tutti perché eravamo tutti poveri: variava soltanto il grado della nostra povertà. Quelli che possedevano dei notevoli pezzi di terra (mai più grande di 2 o 3 acri) e che producevano una buona quantità di grano, granturco, patate, olio, vino, erano i ricchi e queste famiglie erano considerate agiate e potevano sempre contare su un pasto abbondante sulla tavola. Quelli che non avevano proprietà e che avevano un'esistenza piuttosto grama erano poveri. A quei tempi non esistevano pensioni, assicurazioni mediche.
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26 Ognuno era solo: la carità era la pratica tangibile con cui i benestanti o i meno poveri si permettevano di fare ogni giorno la carità ma senza darlo a vedere, in maniera piuttosto naturale: mezzo chilo di farina data, poteva permettere ad una famiglia povera di mettere a tavola una brodaglia con un po' di pasta e un po' di pane per la cena. Nessuno chiedeva l'elemosina, pochi prendevano in prestito una pagnotta di pane, una tazza di farina o di fagioli ogni tanto ed il donatore sapeva bene che spesso colui che prendeva in prestito non sarebbe stato in grado di restituire o di dare qualcosa in cambio. Anche quelli che morivano e che non avevano parenti ricevevano conforto e cure dalle donne dell'immediato vicinato. I miei anni d'infanzia a Fallo trascorsero senza grandi avvenimenti. A scuola andavo molto bene ed ero privilegiato nell'avere una modesta libreria a casa: una interessante collezione lasciata da Don Antonio (più che altro da suo padre che faceva l'editore a Napoli). C'era una certa varietà di classici, vecchi libri rilegati in pergamena e una collezione rilegata di giornali italiani dal 1860. La collezione di giornali con le sue belle illustrazioni stimolava la mia curiosità fin dai primi anni. I testi letterari mi hanno fatto conoscere alcuni dei più grandi scrittori europei. Fui anche fortunato a ricevere dei fumetti da mio padre da Napoli. Questi libri avevano spesso a che vedere con avventure, racconti di esplorazioni in Africa, racconti di pirati, cow boys, indiani e |