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c'era anche della fantascienza. Queste avventure risvegliarono la mia immaginazione, spesso svilupparono il mio vocabolario con espressioni che altrimenti non avrei mai avuto modo di conoscere a Fallo. Occasionalmente io e mia madre d'estate ci recavamo a Napoli per un mese più o meno e passavamo il tempo con papà che lavorava lì. E fu a Napoli che, per la prima volta, mi trovai in una grande città. Una cosa inebriante, piena di nuove sensazioni: ero affascinato dalla varietà e
dalla grandezza dei negozi, gli articoli esposti nelle vetrine, i cinema, i manifesti, le luci, i grandi edifici. Le strade erano pavimentate con grandi lastre di pietra vulcanica, il traffico delle
automobili e dei carri trainati dai cavalli era rumoroso ed eccitante. Ero affascinato dai monumenti, dalle statue equestri, dal famoso Castello Angioino, dal Castel dell'Ovo, dal palazzo reale con le guardie e dalla funicolare. Mio padre mi comprava le famose sfogliatelle al Vecchio Caffè Pintauro, il gelato e gli spumoni. I dolci non esistevano a Fallo e questi naturalmente eccitavano la mia ghiottoneria di bambino.

C'era anche il mare con i suoi odori, le onde, le barche ed i pesci.

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Il mercato ed i venditori ambulanti offrivano una varietà di cibo che, per taluni aspetti, non avevo mai conosciuto fino ad allora. Gli odori erano intensi, forti, predominanti. Posso ancora sentire l'aroma dei peperoni arrostiti, del pesce, dei mitili, delle alghe, tanto per citarne alcuni. Le luci della città, la folla, i vestiti eleganti, le donne col trucco ed il rossetto mi affascinavano. C'era anche l'organino della strada i cui toni tristi ed allegri echeggiavano fra gli edifici affollati.

Le mie visite a Napoli costituirono una straordinaria esperienza che arricchì la mia vita.