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Chiuderemo la nostra stagione con una piccola festa. Ci incontreremo, e fra una chiacchiera e un’altra proietteremo il film che da il nome al nostro circolo. Zero in Condotta è un film francese del 1933 di Jean Vigo. Stroncato dalla censura come "antifrancese" è uscito nelle sale solo nel 1945. Un film di soli 47 minuti, ma che ha ispirato generazioni di registi successivi. Jean Vigo, figlio di un anarchico francese morto in carcere nel 1917, a causa di ciò viene internato per 8 anni in un istituto, dove si scontra con l’ottusità del mondo adulto. Il film si palesa dunque attraverso una forte connotazione autobiografica, destinata però a essere annullata, sbriciolata da una messa in scena geniale, furiosa, sfuggente, dirompente come una meteora.


Breve trama:


Finiscono le vacanze ed è tempo per alcuni ragazzini di ritornare al collegio, luogo austero dove i tutori, adulti ottusi, gli infliggono punizioni severe e li privano della libertà e della creatività. Quattro ragazzi, puniti con uno "zero" in condotta, decidono di ribellarsi, complice un nuovo sorvegliante, Huguet, più vicino alla mentalità dei giovani che a quella rigida degli altri adulti. Si scatena così una battaglia il giorno della festa del collegio, dove gli adulti hanno la peggio e i ragazzi possono correre per i tetti, finalmente liberi.


Critica


Realizzato nel 1932, uscito nel 1933 e censurato fino al 1945, Zéro de conduite nasce da un moto interiore: il ricordo degli otto anni di internato in un collegio che Jean Vigo visse sulla propria pelle. Il film si palesa dunque attraverso una forte connotazione autobiografica, destinata però a essere annullata, sbriciolata da una messa in scena geniale, furiosa, sfuggente, dirompente come una meteora. Zéro de conduite non somiglia per nulla ai film autobiografici dal tono smaccatamente nostalgico. Più che filmare un inno sull'infanzia, Vigo è riuscito miracolosamente nell'impresa di costruire un film che quest'infanzia occulta, sfigura, altera, rendendola imprendibile, intrattabile. Enigmatica. Zéro de conduite si presenta come una macchia informe nella memoria, un punto cieco sul quale ruotano allusivamente le immagini sconnesse, feroci, euforiche di alcuni gesti atti a rendere impossibile la rappresentazione di un'esperienza troppo intima e dunque irrecuperabile, resa attraverso un preciso lavoro di anamorfosi. Appunto, l'esperienza dell'infanzia.
Costretto da limiti produttivi a ridurre la lunghezza del film così come il numero delle riprese su cui si basava la sceneggiatura, Vigo trasformò questo improvviso ostacolo in un punto di forza, rendendo il film un oggetto squilibrato, dove l'aspetto narrativo evapora all'interno di una struttura filmica a mosaico, il cui discorso si srotola attraverso trovate figurative, toni comici, prospettive inusuali: estraendone uno stile. Zéro de conduite è infatti un film dominato da un forte