IL GRANTURCO
Credo che chiunque sia nato o vissuto anche per poco tempo a Fallo, abbia avuto modo di apprezzare tutto il particolare folclore legato a questa pianta.
Già il granturco non ancora maturo veniva colto per essere consumato lesso o, meglio ancora, abbrustolito sulla brace (e chi non ha mai sottratto di nascosto qualche pannocchia, scagli la prima pietra), ma la sua raccolta, a maturazione avvenuta, rappresentava un'altra occasione d'aggregazione per le famiglie e per i vicini di casa.
Le pannocchie (marrocche), appena colte, erano poste in sacchi poi svuotati nei cortili o nelle cantine delle case dove adulti e bambini provvedevano al loro trattamento. Le migliori erano destinate ad essere intrecciate insieme per formare le famose "scerte" (forma dialettale derivante dalla parola serto) le quali erano poi esposte al sole appendendole ai terrazzi per completarne l'essiccazione.
Per rendere meno noioso e gravoso il lavoro ai bambini, era usata tutta una serie di stratagemmi in modo da trasformare lo spoglio delle pannocchie in un gioco. Si era soliti, ad esempio, coinvolgerli in una specie di gara a chi trovava la pannocchia più bella e più ricca di grani. E chi non ricorda il famoso "spose", cioè la pannocchia con "i capelli" rossicci anziché bruni come di solito? Chiunque lo avesse trovato veniva festeggiato come un fortunato a cui non sarebbe potuto capitare niente di meglio.
Più complessa era invece la sgranatura che, solitamente, era fatta a mano e, in base all'abbondanza del raccolto, poteva durare anche diversi giorni. Le pannocchie venivano sfregate l'una contro l'altra per facilitare la fuoriuscita dei primi chicchi; quindi, sempre manualmente, si procedeva alla rimozione degli altri grani.
In tempi non recentissimi, del granturco veniva usato tutto. Oltre alla farina ottima per la pizza (famosissimo il piatto "foglie, patate e pizze di grandìnie"), i torsoli potevano essere usati per ravvivare il fuoco quando si vendemmiava o si bollivano i pomodori per farne il passato.
Un discorso a parte merita la cosiddetta "veste" che solitamente era utilizzata per riempire i materassi nel caso in cui non si avesse lana a sufficienza. In alcune case di Fallo, è possibile ancora trovare "lu paglione": specie di basso pagliericcio, rumorosissimo e poco pratico che però a quei tempi, in mancanza d'altro, era molto usato.
Certo, i moderni materassi ad acqua o gli ortopedici sono migliori, ma sicuramente non possono essere fabbricati in casa.
 
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