È sera. Mentre le ombre si allungano al tramontar del sole ed una vena diaatristezza mi invade l'animo, torno con nostalgia al mio paesello
lontano, che si erge, vigile scolta, su un promontorio a specchio
del fiume Sangro, e mi tuffo nelle onde della memoria e della
fantasia per ricordare ed immaginare fatti e persone di ieri e
di oggi.
Rivedo così le case tenute insieme quasi da un
istinto gregario e di difesa testimoni di una vita, i cui inizi
si perdono in un passato indefinito e che ancora pulsa, a volte
tempestosa come il vento che soffia nelle gole dei monti circostanti,
a volte serena come le acque limpide dei ruscelli che irrorano
le sue terre.
Sento di essere anche io parte di quel tessuto
vitale ed incomincio a vedere visioni che sono tra il sogno la
realtà.
Cosa si fa nel mio "natio borgo"?
Vedo la piazza agghindata a nuovo, che si offre
a chi arriva come l'atrio di un palazzo ospitale, gremita nei
giorni di festa e custodita nelle comuni giornate di sole da visi
noti che vigilano su chi arriva e su chi parte, controllano il
mercatino che arriva sosta qualche ora e poi riparte e, in mancanza
d'altro, riannodano un discorso di cui ogni giorno si sviluppa
una puntata. Vedo ancora ai margini delle strade capannelli di
donne che sferruzzano ed ammiccano, circondate dai figli o nipoti
irrequieti mentre vicino sonnecchiano gatti amici e cani che rispondono
richiamo ed attendono un premio.
E i giovani dove sono?
L'autunno ha posto fine alle ferie.
Gli "oriundi" qui convenuti da ogni parte hanno
già preso la via del ritorno alle loro dimore abituali e sul paese
sembra calato il silenzio, perché non si sente più l'allegro loro
vociare, né si incontrano fino a notte fonda lungo la strada che
porta alla fonte. Eppure la loro presenza misteriosamente continua
nel desiderio del ritorno e intanto quelli rimasti mantengono
desti i vincoli con i lontani, non fosse altro tenendo aperto
il "club" che sorge all'ombra della chiesa parrocchiale, ed intensificando
i rapporti con quelli che arrivano spesso dai paesi vicini, superando
le barriere divieti campanilismi.
Ma ecco che la visione si focalizza al richiamo
di un rumore d'auto che sembra famigliare. Chi è? Forse é la macchina
di don Nicola che sfreccia sempre alla stessa ora per passare
da Fallo a Civitaluparella e da Civitaluparella a Fallo; è l'arrivo
del dottore che presta con regolarità il suo prezioso servizio. |