ALCESTE DE LOLLIS: IL FILOSOFO DEL DOLORE E DELLA SPERANZA La mia favola è compita, il mio dramma è all'ultimo atto, anzi, all'ultima scena, dopo la quale calato per sempre il sipario non avrò più a temere o a sperare fiasco od applausi in questo mondo. La morte è un passo che tutti aspetta; ed io sono sul punto di toccarlo giù. E' con queste delicate e profonde parole che l'illustre letterato e filosofo Alceste Tito De Lollis descrive il suo malinconico stato d'animo durante il dialogo con il tipografo, riportato nella sua celebre opera Ricordi poetici edita nel 1887. Nell'anno in cui egli restituisce le sue spoglie mortali a Madre Natura a causa di un morbo crudele, che tra spasmi atroci ed acerbi dolori lo consuma lentamente, lo scrittore abruzzese decide di pubblicare i suoi componimenti poetici al fine di donare ai suoi figli, ai suoi amici e a coloro che leggeranno tale opera nei momenti di ozio e di noia un qualche sollievo, un breve passatempo . La genesi della sua ultima opera, che egli definisce sua prole spirituale , è piuttosto singolare: si tratta di una raccolta di memorie e documenti su fogli bianchi che all'origine furono cuciti dallo stesso autore e che poi furono trascritti su un librazzo , ovvero su un |
2 voluminoso quaderno così denominato per la rozza rilegatura e per la rozzissima carta, non segnata neppure di un rigo da andarci sopra colla penna . E' una vera e propria autobiografia che permette al lettore attento di esplorare i meravigliosi meandri della sua nobile anima e di fruire dei suoi segreti e soavi ricordi. Affascinante scrittore dalla misteriosa personalità ebbe un'esistenza contrassegnata da diverse difficoltà di natura economica ed esistenziale, tanto da definirsi un uomo non povero d'ingegno per natura, ma posto in contrasto colla fortuna, quasi caduto fuor di luogo, non so se per errore della prima, o per malignità della seconda; onesto, ma sventurato; sofferente sempre, che senza invidia ai beati della terra, ama di preferenza i sofferenti, disposto a sentire ed a ritrarre i dolori altrui non meno che propri . Nato il 28 febbraio 1820 a Fallo, un piccolo paese della provincia di Chieti, dal Medico Cerusico Don Nicola De Lollis e Maria De Lollis, il critico letterario studiò al seminario della città teatina dove ebbe come maestro Don Livio Parladore, ottimo sacerdote ed insegnante efficacissimo, che sapeva eccitare e mantenere il fervore degli studii . Il 1839 fu un anno molto particolare: il 16 ottobre apprese la notizia della morte del padre ed il 4 novembre quella della madre. L'anno successivo la famiglia De Lollis fu colpita da un altro lutto: la |