RICORDANDO UMBERTO POSTIGLIONE

 

Vissuto solo trentun anni, Umberto Postiglione dimostra in questa poesia la grandezza di chi attraverso avvenimenti umili, quotidiani, raggiunge l'elevazione.

Tutta la sua breve vita dimostra questo: dalla scelta di lavorare come operaio, pur essendo in possesso di un diploma, per stare più vicino alla classe più svantaggiata e combattere insieme a questa, alla dedizione all'insegnamento, che lo porta a dar vita ad una scuola privata gratuita, ai temi delle sue poesie: l'amore adolescente, la vecchiaia di gente umile…

Egli appartiene, come altri illustri esempi, a quella schiera di poeti morti in giovane età che anche per questo sono divenuti l'emblema dell'idealismo….

Ricordano di lui il viso cordiale, dagli occhi azzurri sempre accesi dall'entusiasmo e dalle labbra espressive.

Uno spirito attento ai bisogni e alle più sottili sfumature dell'animo umano, e quindi ribelle riguardo alle ingiustizie; dunque libero e sensibile: un vero artista.

Nella prima parte di questa poesia cogliamo, durante il breve colloquio con l'usignolo, l'istintività che lo mette in contatto con gli aspetti più spontanei della vita, mentre nella seconda parte la spiritualità che lo porta a ricercare l'unione della propria anima con il canto dell'uccellino, quasi raggiungessero il puro spirito. I due atteggiamenti quasi in contrasto perché dapprima il canto dell'uccellino è un fastidio e poi diviene sublime come se il canto poetico fosse il tormento dell'autore e insieme la sua realizzazione.

Questo artista fa onore alla nostra storia di esseri umani e anche a quella di noi abruzzesi.

A Raiano, in provincia dell'Aquila, dove ebbe i natali, una lapide in sua memoria è stata posta proprio sopra la montagna dov'era solito recarsi, una veduta panoramica per uno spirito che è ancora e che rimarrà libero…

  Rossana D'Angelo