TRADIZIONI |
Credo che sia sempre vivo in ognuno il ricordo della festa del Corpus Domini che si celebrava a Fallo. Personalmente sono anni che non vi assisto più, ma rievoco sempre con piacere una delle ultime cui assistetti da bambino. Rimasi particolarmente colpito dal fatto che in alcuni punti del paese erano stati allestiti degli altari e che c'era in giro un intensissimo profumo di fiori, rose in particolare. C'erano inoltre tantissimi colori e molte finestre e balconi erano stati adornati con stoffe variopinte (soprattutto coperte). La festa del Corpus Domini era inoltre particolarmente amata da noi bambini perché rappresentava l'inizio dell'estate e tutti quei colori e profumi ne rappresentavano un anticipo. Il breve brano che segue, tratto dal libro di Gennaro Finamore "CREDENZE USI E COSTUMI ABRUZZESI", certamente risveglierà anche in tutti coloro che lo leggeranno gli stessi bei ricordi. Buona lettura! IL CORPUS DOMINI La sera della vigilia del Corpus Domini, in tutta la Marsica, accendono lumi alle finestre. Nella mattina della festa gli usci di via sono ornati con grandi rami di quercia o di olmo, che vi restano fino alla sera della vigilia di San Giovanni. Allora, sono tolte, e ne fanno falò sulle strade (Ari). Gli sposi, nella notte, piantano sotto le finestre delle loro belle alberelli di ciliegio coi frutti. Ma, ora che i ciliegi sono piuttosto rari, o almeno di maggior valore, é più frequente veder piantati dei pioppi, che nel paese abbondano (Fara Filiorum Petri). Fino a che la processione non sia passata, i balconi e le finestre sono ornati con coperte di seta o di altra migliore stoffa dei più vari e vistosi colori. Perché ornano in tal modo le finestre? Per fare onore al Santo? A le fenéstre ce ze métte le cupérte pe' hunurá la prucessíone (Ortona a Mare). Però, c'é anche un altro fine. Le stoffe, benedette dal passaggio del Santissimo, non intarlano. Quande ggénde n'n ze le pijjasse chela 'mbréssce, se nen fussce ca le cupérte nen ze tarle! (Lanciano). Addó se póse la crócia granne de Sanda Marì, se móre lu cape de case (Lanciano). La "croce grande", conservata nella chiesa di Santa Maria Maggiore, é opera mirabile di maestro Nicola da Guardiagrele, che precedé di un secolo Benvenuto Cellini. Quella croce é portata in giro una volta l'anno, nella sola processione del Corpus Domini. Essendo pesante, conviene pure che chi la porta riprenda fiato alcune volte durante la ben lunga processione, e poggi a terra l'asta su cui é infissa. Sennonché, questa sosta, per il popolino, non é un fatto indifferente. Perché durante l'anno, morrá un abitante di una delle case più vicine al punto in cui la croce fu deposta. Alcuni anni addietro, la desolata vedova di un vecchio ottantenne attribuiva a quella fermata la morte immatura del suo sposo. |