VITA: MISTERO PREZIOSO
(ULTIMA PARTE)
 

" Mi scusi, signora, lei è F. ?" Domandai impacciato.

"Sì..." rispose lei un po' intrigata.

" Io sono.........così,... così,...così..."

Notai nel suo sguardo una luce di complice compiacimento nella ricostruzione di un trascorso così lontano che, ancora bambini, ci aveva visti insieme e spensierati. Fu un incontro breve e al quale , per un capriccio della sorte, probabilmente non ne seguiranno altri, ma tanto prezioso per quel tocco di nuova vita che aveva infuso ad un mio ricordo...

Il giorno seguente, fui avvicinato da un adolescente che conoscevo solo di vista per averlo spesso visto nella comitiva di S. figlia quindicenne di una delle mie più care amiche di gioventù. Il ragazzo mi confessò, fra lo scherzoso ed il rispettoso, che il giorno precedente mi aveva visto chiacchierare con F. e me ne chiedeva ora la ragione. Francamente la richiesta mi sorprese, ma lo accontentai di buon grado e risposi ai suoi interrogativi. Di lì a breve, la spiegazione di tanto interesse :

"La donna con cui parlavi ieri è mia zia e mi aveva sorpreso il fatto che tu potessi conoscerla visto che vive in America...".

Seppi così che quel ragazzo era il figlio di A. (la sorella di F.) e la sua curiosità mi apparve sinceramente legittima. Il giorno seguente lo incontrai di nuovo ed in tale circostanza mi si avvicinò e mi confidò di aver visto in casa sua una mia fotografia di quando ero piccolo...di quando cioè ero dell'età in cui giocavo con sua madre e sua zia. Non è facile per me trasmettere l'entusiasmo che provai a quella notizia. Forse i più giovani ne resteranno cinicamente sorpresi, ma i più "datati" sanno quale preziosa rarità può essere una fotografia che ci ritrae in epoche in cui non erano molte le possibilità di immortalare i momenti dell'infanzia sia per le scarse risorse tecnologiche del periodo sia per la necessità vitale ,da parte degli adulti, di destinare il proprio tempo e le proprie possibilità economiche a cose più essenziali e meno...futili.

Nei giorni che seguirono, credo di aver concorso al titolo di "rompipalle interplanetario" con la stessa tenacia con cui un olimpionico persegue il podio d'onore : ho "asfissiato" quel povero ragazzo supplicandolo di procurarmi la foto di cui mi aveva parlato e che avrei voluto duplicare per tenerne un ricordo. Non ebbi fortuna e, rinsavito, decisi di non torturare più il malcapitato per non diventare il suo "tormentone" estivo.

Quest'anno sono tornato a Fallo per un rapidissimo fine settimana ed una sera, appena finito di cenare, sento bussare alla porta e, del tutto inaspettatamente, vedo apparire sull'uscio il ragazzo che l'anno precedente avevo così tenacemente tediato con la storia della fotografia. Recava in mano una inequivocabile busta da studio fotografico dentro la quale, evidentemente, era custodita la tanto sospirata copia di cui avevo fatto richiesta.

Una infantile frenesia mi assalì all'improvviso e, come i bambini di fronte ad un giocattolo, non vedevo l'ora di scartare quell'involucro per curiosare all'interno. Assaporavo già la gioia di poter vedere di lì a poco un'immagine che mi ritraeva in un'epoca così lontana e così cara e me ne sentivo compiaciuto.

Ma l'emozione, lo stupore e la sopraffazione che il contenuto di quella busta avrebbe suscitato in me erano lontane mille anni luce dalla mia più partecipe immaginazione : la foto mi ritraeva bimbo e spensierato ma soprattutto....abbracciato a mio nonno !

Ho sentito un brivido correre lungo la schiena ed un forte senso di gratitudine a quelle misteriose forze del destino che del tutto inaspettatamente avevano assecondato il mio desiderio così a lungo deluso di possedere una foto di nonno.

E mai, veramente mai, avrei osato sperare in un suo abbraccio dopo la morte.
 
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