Chissà perché alcuni piccoli paesi trovano posto a malapena su piantine geografiche a scala molto ridotta.
Ho sottomano un opuscolo dell'Assessorato al Turismo di Chieti dell'89, nel quale si magnificano alcuni itinerari sangrini e relativi paesi, ma di Fallo non si parla minimamente.
Sarà forse il destino racchiuso in quel nome: infatti, in una vignetta umoristica di Trojano di qualche tempo fa sul nome di Fallo c'era scritto CENSURA; sarà forse perché per raggiungerlo bisogna andarci apposta, ma di questo paese si parla poco.
Eppure, varrebbe veramente la pena inerpicarsi da Villa S. Maria fino agli oltre 570 metri di media collina per gustare di un panorama meraviglioso che spazia dal Sangro alla montagna fin giù al mare.
Ma non è solo questo: sono la piccola piazza (mi dicono ora ampliata), i vicoli stretti e puliti, il camminare a piedi ed il poter parlare ancora con la poca gente rimasta, senza gridare, piano, lentamente a ridimensionarci nella nostra condizione d'uomini, e a farci costatare che esistono ancora della luoghi-chiesa in cui pregare il nostro buon Dio.
Fallo ha una popolazione di 340 abitanti ed un mercato il giovedì, ma stranamente si riescono a vedere oltre al gran numero di anziani anche molte facce giovani. Così scopro che in questi paesi, a volte troppo trascurati, si svolge una vita culturale non indifferente, fatta sì delle tante sagre ormai inflazionate, ma anche di ricerca sul posto dei canti, della tradizione, della storia.
A Fallo operano da un po' di tempo nell'ambito della Pro-Loco, dei giovani che stanno chiamando a raccolta i fallesi che lavorano sia fuori sia nei dintorni per ricucire quello che è l'essenza della vita del paese. Tra le tante iniziative hanno pubblicato un opuscolo bilingue che fa scoprire, oltre a tanta parte di questo posto, anche l'origine del curioso nome.
Il nome di Fallo deriva da quello più antico di Faldo che a sua volta deriva da quello latino Faldus. Con tale denominazione, infatti, si trova indicato negli atti della Curia Arcivescovile di Chieti. Ritroviamo ancora tra le righe dell'opuscolo, anche nella versione inglese, tutto l'orgoglio e quasi il privilegio di appartenere ad una piccola comunità che non deve dir grazie a nessuno se va avanti, in fondo, abbastanza bene.
Dal Dizionario Geografico del Regno di Napoli di Lorenzo Giustiniani, pubblicato a Napoli nel 1802 si legge quanto segue: " Fallo, terra in provincia dell'Abruzzo Citeriore, in diocesi di Chieti, distante dal mare miglia 24." Ella vedesi fondata su una collina che termina in una valle per dove scorre il fiume Sangro. Il medesimo confina da levante a mezzogiorno col feudo di Pilo, col feudo di S. Martino e con la terra di Borrello.
Il signor ******** ** ******* , (** ********) che da molto tempo vive in *********** e da me incontrato casualmente l'anno scorso, mi diceva con profondo senso di dispiacere come questo paese meriterebbe una migliore conoscenza da parte di chi può. In fondo Fallo ha dato i natali al filosofo Cesare ed allo scrittore Alceste De Lollis. ******** mi diceva ancora come, sparsi nel paese, ci siano alcuni capolavori d'arte quale una tela della scuola di Raffaello. Bisogna allora continuare a rimanere orgogliosi e fermi nel difendere la propria identità, ma bisogna difendere anche i borghi e i vicoli dai nomi pieni di storia: via Orientale, via Pietra Antica, Borgo valle Vecchia, Largo Collerosso, via delle Balze. Quel passato sarà forse la chiave per passare al futuro.
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