La scuola elementare si trovava in Piazza Quattro Novembre. La seconda classe era in cima alle scale, a sinistra, in fondo al corridoio. La finestra della stanza dava sulla stradina sottostante e sul giardinetto della casa di fronte. L’inverno non era ancora finito, ma era una bella giornata di sole.
Fin dal mattino, da quando l’orologio della chiesa di Santa Maria del Perpetuo Soccorso aveva richiamato i bambini a scuola, in tutto l’edificio ferveva una grande attività. I bambini stessi erano più vivaci del solito e le maestre ed i maestri (quattro in tutto) dovevano faticare non poco a tenerli a bada.
Già nei due mesi precedenti per gli insegnanti non era stato facile prepararli a quella giornata: coordinare le normali lezioni con le ore di canto, tenere a bada i più “vivaci” che fingevano di dimenticare i testi o lo cambiavano a loro piacimento e preparare tutto l’occorrente per una buona riuscita dell’evento.
Mettere in fila le bambine e i bambini di tutte le classi non fu cosa facile, ma alla fine con la fila che partiva dal centro della piazza, entrava nella scuola e saliva su per le scale, il corteo si mosse.
In testa c’era una bandiera tricolore portata con orgoglio da uno dei ragazzi, seguivano tutti gli altri con le coccarde appuntate sul grembiule.
Sotto un sole tiepido, tra i primi profumi primaverili, seguito da molte persone che erano scesi in strada, quell’allegra e coloratissima sfilata si diresse verso Colle Rosso dove si fermò davanti al Monumento ai Caduti. Lì, in attesa, il resto degli abitanti del paese. I bambini della scuola intonarono i canti che erano stati loro insegnati e tutti i presenti si unirono al coro certamente consapevoli del fatto che quell’evento si sarebbe ripetuto soltanto cinquant’anni dopo.
Era, infatti, il 17 marzo 1961: centenario dell’Unità d’Italia.
Non ricordo se per l’occasione fu celebrata anche una cerimonia religiosa, rammento però con chiarezza che il “portabandiera”, tornando verso Piazza Quattro Novembre subì un cedimento fisico dovuto al peso del vessillo, ma, pur di non rinunciare a quell’onore, poggiò la base dell’asta dello stendardo nella tasca del grembiule che si lacerò. Quello strappo fu da lui mostrato con orgoglio per molti giorni a seguire.