LA CARITÀ

I fatti di seguito narrati accaddero a Fallo qualche anno prima della guerra 1915-18.

Io ero un bambina di circa quattro anni e la mia famiglia era nel novero di quelle poche fortunate che potevano considerarsi benestanti. Il lavoro nei numerosi terreni di nostra proprietà era duro, ma ci consentiva uno stile di vita leggermente sopra la media.

Erano tempi in cui la solidarietà fra le famiglie era la base della sopravvivenza e mia madre, sempre molto impegnata nei lavori di una casa spaventosamente grande, spesso correva a dare sostegno a parenti o conoscenti bisognosi del suo aiuto. In quei casi ero affidata all'attenzione dei vicini che volentieri ricambiavano i numerosi favori che mia madre faceva loro. Un giorno in cui probabilmente mia madre non trovò nessuno disposto ad accudirmi, rimasi sola in casa. Fu allora che accadde quanto sto per narrarvi.

Allora, più di adesso, non mancavano coloro che vivevano della carità della gente e spesso il paese era visitato da mendicanti che provenivano anche dai villaggi vicini. In particolare c'era un vecchio originario di Montelapiano che spesso si recava a Fallo per chiedere l'elemosina. Nonostante nessuna delle famiglie del paese fosse ricca, chi poteva gli faceva la carità. Quel giorno, dopo pochi minuti che mia madre era uscita, il vecchio mendicante si affacciò all'uscio. Era un vecchio alto, magrissimo e con un lungo bastone.
- Carità, per l'amore di Dio! - (Carità, pi l'amore di Ddiè!) disse il mendico ripetendo la formula che usava sempre entrando nelle case a chiedere l'elemosina.
La mia tenera età e l'aspetto tutt'altro rassicurante dell'uomo non mi scoraggiarono ed avvicinandomi gli dissi: - Mamma non c'è, è andata a casa della comare e io non ho nulla da darti. - (Mamme nin ci stà, è jute a la case di la cummare e i nin tienghe niente da dàrete.)
Il mendicante si portò al centro della stanza che fungeva sia da ingresso che da cucina, si guardò un po' intorno, alzò lo sguardo al soffitto, vide la grata (la grastillere) su cui era stato messo ad essiccare il formaggio, sollevò il bastone e con la punta toccò una forma di cacio ('na pizzilelle di casce) facendomi intendere che si sarebbe accontentato anche di un pezzettino di quello.
Io per niente impaurita, ma conoscendo le abitudini della casa, guardai il mendicante che mi sembrò ancora più alto e più magro poi, candidamente, gli dissi: - Zio vecchio, mia madre non usa dare queste cose per elemosina! - (Zì viecchie, mamma mè nin l'ause a ddà pì limòsine ssi cose!).

Il vecchio, probabilmente meravigliato da tanta prontezza da parte di una bambina così piccola, abbassò il bastone, fece un sorriso sdentato ed uscì.

Quando tornò mia madre le narrai tutto l'accaduto. Ne rimase talmente meravigliata che non poté fare a meno di raccontare tutta la vicenda ai parenti ed ai conoscenti. In breve tempo la frase "mamma mè nin l'ause a ddà pì limòsine ssi cose!" divenne d'uso comune. Ancora oggi viene citata quando si vuole indicare una situazione in cui si è restii a cedere qualcosa cui si tiene in modo particolare.

 
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