I SOPRANNOMI
GRUPPO 4

SCIABBACCHE

Anche di questa parola, come già per altre, è difficile indicare con certezza l'origine.

Tuttavia, il fenomeno dell'emigrazione che, all'inizio del '900, spinse molti dei nostri antenati nella vicina Francia in cerca di miglior fortuna, indurrebbe a credere possibile la derivazione di questo soprannome dal termine francese "chabraque" (pronuncia: "sciabracc") col quale si indica un paramento per gli animali da soma.

Nella pronuncia "alla fallese" è assolutamente probabile che la "r moscia " sia stata eliminata del tutto, dando origine al suono "sciabbacche".

Il personaggio al quale il nomignolo fu inizialmente "affibbiato" (quindi il capostipite) potrebbe essere stato uno dei tanti emigrati rientrati a Fallo che, per vezzo o spacconeria, amava ostentare una sorta di acquisita emancipazione utilizzando occasionalmente, con apparente e voluta disinvoltura, qualche parola appresa all'estero.

Un atteggiamento, questo, molto in voga all'epoca e che potrebbe facilmente giustificare l'ipotesi che il personaggio in questione fosse solito indicare "alla francese" uno dei finimenti con i quali sellava le sue bestie per i lavori in campagna.

A Fallo tale epiteto non è più usato da tempo, ma ne resta traccia nella memoria collettiva soprattutto per il suo accostamento ad una casa adiacente alla chiesa di San Giovanni Battista e definita, appunto, la "Case di Sciabbacche".
La costruzione era assai nota per una presunta infestazione di fantasmi e, per tale ragione, molti ne stavano lontani.
L'unico che ebbe il coraggio di andarvi ad abitare fu un altrettanto noto personaggio, fallese d'acquisizione: "Lu Milanese". Era costui un uomo dalla corporatura robusta che, come dice lo stesso soprannome, veniva da Milano.
Lavorava alla costruzione della ferrovia ed aveva il fisico tipico dello spaccapietre. Non era raro, infatti, vederlo in maniche di camicia anche in pieno inverno spaccare la legna davanti casa. Doveva, inoltre, essere particolarmente impavido se aveva accettato di andare ad abitare in una casa dove, a dire dei più, "ci arriscive l'ombre".
Pare che in moltissimi facessero la fila per farsi narrare dall'inquilino ciò che accadeva di notte nella casa. L'uomo, con il massimo distacco, raccontava che durante la notte sentiva rumori di tavoli spostati, di sedie trascinate e di stoviglie. Al mattino però le sue speranze di trovare...la tavola imbandita, andavano sempre deluse.

"Lu Milanese", pur di saziare il suo perenne appetito, dovuto sia alle ristrettezze dell'epoca che alla pesante professione, era disposto anche a convivere con i fantasmi della "Case di Sciabbacche".