I SOPRANNOMI
GRUPPO 3

SALVAGGE

Certamente sono in molti a ricordare il notissimo personaggio ultimo rappresentante della famiglia con tale soprannome. L'anziana donna che lo portava con molta disinvoltura e quasi con orgoglio, era nota soprattutto a coloro che si avvalevano del suo aiuto per i lavori dei campi, insomma, "pi i a jurnate" (letteralmente, per andare a giornata).
Non altrettanto conosciuta era invece l'origine di tale epiteto, ma, da fonti attendibili risulta che il soprannome era un'eredità lasciata alla donna dal padre. Chi ha, infatti, conosciuto quest'ultimo, lo descrive come una persona dedita soltanto al lavoro dei campi al punto tale da aver approntato, in uno degli appezzamenti di terreno di sua proprietà, una specie di tana dove spesso rimaneva a dormire anche la notte facendo ritorno alla sua casa in paese soltanto saltuariamente.
L'aspetto fisico dell'uomo ed il suo modo di vestire, certamente contribuirono non poco alla scelta del nomignolo impostogli. Basso di statura, bruno di pelle, coperto da una scura e lunga peluria e sempre con indosso gli abiti da lavoro, doveva certamente avere l'aspetto di un selvaggio appena uscito dalle caverne.
La figlia, oltre al soprannome, aveva ereditato la sua propensione al lavoro nei campi ed è per questo motivo che, come già detto, era molto richiesta come bracciante. Inoltre, la donna era sempre afflitta da una fame insaziabile, probabilmente anch'essa atavica. Si racconta, infatti, che, spesso, dopo una giornata di lavoro in campagna, tornando a casa della persona per cui aveva lavorato, dopo essersi lavata le mani, era solita dire: - Siente, i mò li miene mi li so allavate bbuone e è bìelle pulite, si tu tiè 'nà nzegne di farine, mò assittiglie dù tagliarielle sùbbete sùbbete! - (Ascolta, ora le mani le ho lavate e sono ben pulite, se tu hai un po' di farina, ora "assottiglio" due tagliolini subito, subito!).