I SOPRANNOMI |
GRUPPO 3 |
CONCIACÒSCENE Sul significato della parola "còscene" i cultori del dialetto fallese sono quasi tutti d'accordo: essa designa un contenitore simile ad un grosso cesto. La diatriba è invece molto più accesa sul tipo di materiale con cui tale contenitore era costruito; alcuni affermano che fosse interamente di legno, altri assicurano che di legno avesse solo il fondo mentre il resto fosse fatto di vimini intrecciati.
Una cosa è certa, l'oggetto in questione è caduto in disuso già da parecchio tempo ed il termine stesso è ormai obsoleto. Stabilito il significato del termine, è ora opportuno chiarire che il prefisso "concia" (presente nel soprannome) altro non è che la forma elisa della parola "acconcia" (dal verbo "acconciare", cioè aggiustare, riparare): insomma "colui che acconcia le còscene". Per dovere di cronaca, è opportuno ricordare che gli artigiani dell'epoca non si limitavano solo a riparare tali recipienti ma ne costruivano di nuovi su richiesta dei clienti. Tali artigiani, perché d'artigiani si trattava, pare che avessero il loro laboratorio nella zona dove ora si trova la chiesa della Madonna del Perpetuo Soccorso. Sembra inoltre che uno dei migliori passatempi dei bambini dell'epoca fosse proprio quello di stare a guardare come, dalle abili mani degli artigiani, nascessero i recipienti. Una volta quindi, invece di andare al cinema, per divertirsi si andava a "la puteche di conciacòscine" (alla bottega di conciacòscine).
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