I SOPRANNOMI
GRUPPO 4

CICCUTTIELLE

È un termine intraducibile in italiano (e, supponiamo, in nessun'altra lingua). Il suo prefisso sembrerebbe la storpiatura del termine cicuta, l'erba passata alla storia perché il suo infuso venne bevuto dal famoso filosofo Socrate, ma non esistono riscontri oggettivi che confermino che il personaggio con tale soprannome avesse mai fatto uso di tale veleno.

Una fonte sicura mi ha invece rivelato una particolarità sulla vita del soggetto in questione. Sembra che non fosse particolarmente amante della fatica e che facesse di tutto per evitare questa punizione inflitta all'uomo fin dalla sua cacciata dal Paradiso Terrestre.

Pare che abitasse verso Borgo Valle Vecchia, lungo Via Orientale in una casa che, rispetto a quelle di allora sicuramente già poco accoglienti, tutto sembrava tranne che un'abitazione.

Come spesso si usava, era stato più volte "richiamato" da qualcuno che lavorava nelle grandi città, ma lui aveva sempre trovato il modo per tornarsene a casa. La moglie, ormai disperata e quasi alla fame, si era rivolta ad un loro parente particolarmente influente residente a Napoli che le aveva assicurato un lavoro definitivo per il marito.
Il nostro partì, anche se non molto convinto e stette via forse un paio di settimane senza dare più notizie di sé. La moglie cominciò a preoccuparsi, ma non dovette farlo per molto. Una sera molto tardi sentì armeggiare alla porta di casa ed, aprendola spaventata, si trovò davanti il marito che con aria beata pronunciò la fatidica frase rimasta negli annali della storia del nostro paese: "Stonghe 'ccà Maruzza mia" (Sono qui Mariuccia mia).

Il marito era tornato nuovamente a casa, ma era diventato poliglotta: ora parlava anche in napoletano.