I documenti che seguono sono un'altra testimonianza di come gli abitanti del nostro paese siano stati da sempre costretti ad emigrare per trovare lavoro. Molti andavano all'estero, ma alcuni, i più fortunati, riuscivano a trovare occupazione anche in città più vicine (Roma o Napoli). Naturalmente il contatto con le famiglie era tenuto tramite la posta e le buste di seguito ritratte sono una prova della corrispondenza intrattenuta tra i lavoratori nelle grandi città e le famiglie restate in paese.
La prima busta è addirittura un'assicurata proveniente dalla "Banca Commerciale Italiana" di Roma che conteneva presumibilmente del denaro (ben centocinquanta lire: a quei tempi una vera fortuna).
La seconda busta è invece di una lettera ordinaria con tanto di francobolli e timbro dell'epoca. Interessante è anche il retro di tale busta: vi è stata, infatti, stilata una lista di persone cui si deve o da cui si deve ricevere del denaro per un totale di 12,28 lire. Bellissima anche la grafia con cui è stato scritto l'indirizzo di questa seconda lettera.
A tale proposito è interessante notare come, nell'indicazione del recapito d'entrambe le missive, siano assenti la via ed il numero civico: evidentemente a quei tempi, per rintracciare una persona, era sufficiente soltanto il nome ed il cognome (spesso seguito dal soprannome o dal nome del genitore).
Tale usanza non deve meravigliare più di tanto. Si racconta, infatti, di lettere inviate da Fallo a Roma o a Napoli, indicanti soltanto il nome ed il cognome del destinatario, giunte regolarmente a destinazione. Fatto ancora più singolare è quello di una donna che, non avendo avuto più notizie dal marito da lungo tempo, partì da Fallo per Napoli portando con sé soltanto un biglietto (compilato da qualcuno dei pochi che sapesse scrivere) recante il nome del marito. Incredibilmente trovò il consorte dopo aver girato per ben due giorni nel capoluogo partenopeo.