MODI DIRE, CARATTERE
 

A CUANE CHI LECCHE LA CENE, NIN J'AFFIDIÈ FARINE

(AL CANE CHE LECCA LA CENERE, NON GLI AFFIDARE LA FARINA)

IL DETTO METTE SULL'AVVISO CHI VUOLE AFFIDARE LA CUSTODIA DI UN PROPRIO BENE A PERSONA NOTA PER LA SUA CUPIDIGIA E SMODATA VORACITÀ.
 

A DDO' I ZI FA NOTTE, I ZI FA JUORRE

(DOVE GLI SI FA NOTTE, GLI SI FA GIORNO)

È UN MODO PER DEFINIRE UNA PERSONA MELENSA, INDOLENTE.
 

ACCA FITTE, VIÈRVENE MENE

(L'ACQUA FERMA, PORTA VERMI)

RIFERITO A PERSONA LA CUI APPARENTE CALMA E DISPONIBILITÀ NASCONDONO INVECE RABBIA ED EGOISMO.
 

ACCA VETE E PRETA TOCCHE

(VEDE L’ACQUA E TOCCA LA PIETRA)

DICESI DI PERSONA RISOLUTA, CHE VA SEMPRE AL SODO DELLE QUESTIONI E CHE RIESCE SEMPRE A TROVARE LA SOLUZIONE MIGLIORE AI PROBLEMI. COME CHI, VOLENDO ATTRAVERSARE UN FIUME IMPETUOSO, RIESCE SEMPRE A TROVARE I SASSI GIUSTI SU CUI SALTARE.
 

ADDÒ TE L'UÒCCHIE TÈ LI MIENE

(DOVE HA GLI OCCHI HA LE MANI)

RIFERITO A PERSONA DALLE COSIDDETTE "MANI LUNGHE" ED INCLINE AD IMPOSSESSARSI DI QUALSIASI COSA GLI CAPITI SOTTO GLI OCCHI, MA ANCHE A CHI NON SI LIMITA A GUARDARE, MA TOCCA ANCHE QUELLO CHE NON DOVREBBE.
 

CÀCCEJE LI DIENTE, MA NONE LI SOLDE

(CAVAGLI I DENTI, MA NON I SOLDI)

DICESI DI PERSONA ECCESSIVAMENTE PARSIMONIOSA: È PIÙ FACILE STRAPPARGLI I DENTI CHE I SOLDI.
 

CAMPE ANNASCICUSCE DA LU PATRATERNE

(VIVE NASCONDENDOSI ALL'ETERNO PADRE)

VIVE NON DANDO CONTO DI SE STESSO NEMMENO AL CIELO, QUASI DI SOPPIATTO, CLANDESTINAMENTE O, ADDIRITTURA, A DISPETTO DI TUTTI GLI ALTRI.
IL MOTTO È USATO QUANDO SI VUOLE DARE AD INTENDERE CHE SIA IMPOSSIBILE CONOSCERE DA DOVE UNA PERSONA TRAGGA I PROPRI MEZZI DI SOSTENTAMENTO, SOPRATTUTTO CONSIDERANDO CHE IL TENORE DI VITA DI DETTO SOGGETTO ECCEDE LE DI LUI CONCLAMATE POSSIBILITÀ ECONOMICHE.
 

CHI FFA LU STUACCHE? CHIENE CHIENE ADDIVENTE UÀSINE!

(COSA FA IL CIUCHINO? PIAN PIANO DIVENTA SOMARO!)

RIVOLTO A PERSONA CHE, GIÀ IN GIOVANE ETÀ, NON PROMETTE NIENTE DI BUONO. IL CIUCHINO, PROPRIO PERCHÉ ANCORA PICCOLO, ISPIRA SENTIMENTI DI TENEREZZA, MA IN FUTURO NON POTRÀ FARE ALTRO CHE IL SOMARO.
PER L’ETIMOLOGIA DELLA PAROLA “STUACCHE” (CIUCHINO) VEDI ALLA RUBRICA “IL DIZIONARIO” SU QUESTO SITO.
 

CHI SUMENTE LI SPINE ZA DA FA' LI SCARPE DI FIERRE

(CHI SEMINA LE SPINE DEVE CALZARE SCARPE DI FERRO)

IL DETTO È RIFERITO A CHI, SEMINANDO DISCORDIA, NON HA PRESO LE OPPORTUNE PRECAUZIONI E SI RITROVA POI A DOVER SUBIRE LE CONSEGUENZE DELLE SUE STESSE CATTIVERIE.
 

CHI Z'IMPRENE DI CULLE NIN ZI FIGLIE MAI

(LA DONNA MESSA INCINTA DA QUELLA PERSONA NON PARTORIRÀ MAI)

MOTTO RIFERITO A PERSONA CHE NON MANTIENE LA PAROLA DATA.
 

COM'EJA FA STU VIERNE PI CARIJE LI LENE CA L'UÀSENE È CIUOPPE E LA PATRONE È PRENE?

(COME DEVO FARE QUEST'INVERNO PER CARICARE LA LEGNA SE L'ASINO È ZOPPO E LA PADRONA È INCINTA?)

DETTO RIFERITO AD UNA PERSONA (SOPRATTUTTO UOMO) CHE, PUR DI NON LAVORARE, ACCAMPA SCUSE E FINGE DI TROVARE DIFFICOLTÀ INESISTENTI.
 

DA MASTRE D'URCHESTRE A SUNATORE DI PIATTILLE

(DA MAESTRO D'ORCHESTRA A SUONATORE DI PIATTELLI)

DICESI DI PERSONA CHE, TROVANDOSI IN UNA CONDIZIONE PRIVILEGIATA, NON È STATO IN GRADO DI MANTENERE LA SUA POSIZIONE.
 

DÀ TRE MÙCCECHE A NU FASCIUOLE

(DÀ TRE MORSI AD UN FAGIOLO)

SI DICE DI PERSONA LA CUI PARSIMONIA RASENTA L'AVARIZIA.
 

DUORME 'NTÒ, CA FA LI TUONE

(DORMI ANTONIO, CHÈ TUONA)

DICESI DI PERSONA NON PARTICOLARMENTE "SVEGLIA" E CHE QUINDI CONTINUA A DORMIRE QUALSIASI COSA ACCADA.
 

È 'NA COCCE DI MIZZITTE

(È UNA TESTA DI "MIZZITTE")

È UNA PERSONA STUPIDA, UNA TESTA DI LEGNO. "LU MIZZITTE", LO RICORDIAMO, È UN CONTENITORE DI LEGNO PER GRANAGLIE CHE POTEVA CONTENERE FINO AD UN MASSIMO DI CINQUANTA CHILI.
 

È 'NA COCCE DI MMUAGLIE

( È UNA TESTA DI MAGLIO)

DICESI DI PERSONA TESTARDA O DURA DI COMPRENDONIO COME SONO APPUNTO I MAGLI UTILIZZATI PER I LAVORI DI FUCINATURA E STAMPAGGIO.
PER INDICARE LO STESSO CONCETTO È UTILIZZATA ANCHE LA FRASE “È ‘NA COCCE DI MINTONE” (È UNA TESTA DI MONTONE).
 

È 'NA FACCIA D'OGNI JUORRE

(HA UNA FACCIA PER OGNI GIORNO, PER OGNI CIRCOSTANZA)

DICESI DI PERSONA INCOSTANTE, VOLUBILE, CHE CAMBIA FACILMENTE IDEA E SU CUI NON SI PUÒ FARE AFFIDAMENTO.
 

È 'NA LAMPTE A PITRÒLIE

(È UNA LAMPADA A PETROLIO)

È CHIARO IL RIFERIMENTO AD UNA PERSONA ARRETRATA O CHE SI OSTINA A NON VOLERSI AGGIORNARE.
 

È 'NA VROTE DI SAGNE

(È L'ACQUA DELLA SCOLATURA DELLE LASAGNE)

DICESI DI PERSONA, SOLITAMENTE DONNA, LENTA NEL DISBRIGO DELLE FACCENDE.
 

È N'ASPITE MUPE

(È UN ASPIDE MUTO)

DICESI DI PERSONA POCO RACCOMANDABILE CHE, COME UNA VIPERA (ASPIS), COLPISCE SILENZIOSAMENTE CHI LE STA VICINO SPARGENDO INTORNO IL SUO VELENO.
IL TERMINE "
MUPE" È CHIARAMENTE UNA STORPIATURA GERGALE DEL TERMINE "MUTE" (MUTA) ANCH'ESSO DIALETTALE.
 

È N'ATTÀCCHEME E TÌREME

(È UN "LEGAMI E TIRAMI")

È UNA PERSONA CHE NON HA CARATTERE, CHE SI FA TRASCINARE FACILMENTE DAGLI ALTRI.
 

È N'OME DI PAGLIE

(È UN UOMO DI PAGLIA)

DICESI DI PERSONA CHE AGISCE IN UN AFFARE (NON SEMPRE PULITO) PER CONTO E NELL'INTERESSE DI UN'ALTRA CHE PREFERISCE NON FIGURARE. IL MOTTO HA, CHIARAMENTE, VALORE SPREGIATIVO.
SEMBRA CHE FOSSERO CHIAMATI "UOMINI DI PAGLIA" I FANTOCCI USATI NELLE GIOSTRE MEDIEVALI. TALI GIOSTRE, LO RICORDIAMO, SI CORRONO ANCOR OGGI, PER PURO FOLCLORE, IN ALCUNE CITTÀ ITALIANE.
 

È NU CUORPE DI BUONTIEMPE

(È UN CORPO DI BUON TEMPO)

È UNA PERSONA CHE, ANCHE IN CASO DI INDIGENZA, SPERPERA IL DENARO SOPRATTUTTO PER LA BUONA TAVOLA, COME SE NAVIGASSE NELL'ORO.
 

È NU IAPOLDE

( È UN APOLIDE)

L’APOLIDE, SI SA, È UN SOGGETTO PRIVO DI QUALUNQUE CITTADINANZA. IN QUESTO CASO IL TERMINE È USATO IN MANIERA DISPREGIATIVA E STA AD INDICARE UNA PERSONA CHE NON AVENDO MAI GODUTO DI DIRITTI E NON ESSENDO MAI STATA SOTTOPOSTA ALLE LEGGI DI UNO STATO, SI COMPORTA IN MANIERA INCIVILE.
 

FA CARNE DI PUORCHE

(FA CARNE DI PORCO)

DICESI DI PERSONA CHE TENTA DI TRARRE IL MASSIMO DEL PROFITTO E DI LUCRARE OLTRE IL LECITO CONSENTITO, COME CHI SI SERVE DELLA CARNE DI MAIALE DEL QUALE, È NOTO, NON SI BUTTA VIA NULLA.
 

FA DI TRE FÌCHERE NOVE RUÒTELE

(FA DI TRE FICHI NOVE "ROTOLI")

IL ROTOLO ERA UN'ANTICA MISURA IN USO NEL REGNO DI NAPOLI PRIMA DELL'UNIFICAZIONE DELL'ITALIA. CORRISPONDEVA A 0,890997 CHILI ED ERA L'UNITA DI MISURA IL CUI SOTTOMULTIPLO ERA IL CANTARO (100 CANTARI = 1 ROTOLO).
È CHIARO, IN QUESTO DETTO, IL RIFERIMENTO A CHI TENDE AD ESAGERARE LE SITUAZIONI: DI TRE FICHI, CHE HANNO UN PESO LIMITATO, SI FA CREDERE CHE SIANO NOVE ROTOLI (IL CORRISPETTIVO DEGLI ATTUALI OTTO CHILI).
 

FÀ GNÈ CHILLE SOTTE A LA TENDINE

(LETTERALMENTE: FA COME QUELLI SOTTO LA TENDA)

APPARENTEMENTE INCOMPRENSIBILE, QUESTO MODO DI DIRE, SI È RIVELATO, A SEGUITO DI UN'APPROFONDITA RICERCA, VERAMENTE INTERESSANTE. ALLA RICHIESTA DEL SUO SIGNIFICATO TUTTI HANNO RISPOSTO CHE CON QUESTO DETTO CI SI RIFERISCE A COLORO CHE SI NASCONDONO SOTTO LA TENDA PER SFUGGIRE ALLE PROPRIE RESPONSABILITÀ. IN EFFETTI, IL MODO DI DIRE ALTRO NON È CHE LA TRADUZIONE DIALETTALE DEL PIÙ NOTO DETTO "FARE L'ACHILLE SOTTO LA TENDA" INDIRIZZATO DI SOLITO AI PRESUNTUOSI.
SECONDO QUANTO NARRA L'ILIADE, INFATTI, ACHILLE, SDEGNATO CONTRO AGAMENNONE, SI RITIRÒ DALLA GUERRA RIMANENDO A LUNGO APPARTATO NELLA PROPRIA TENDA E ABBANDONANDO L'ESERCITO DEL RE ACHEO ALLA DISFATTA. FARE "L'ACHILLE SOTTO LA TENDA" SI USA IN SENSO IRONICO, TANTO PIÙ CHE L'APPARTARSI DELL'ACHILLE IN QUESTIONE È GENERALMENTE DETTATO SOLO DALLA PRESUNZIONE E NON OTTIENE MAI L'EFFETTO DI DANNEGGIARE L'AGAMENNONE DELLA SITUAZIONE.
 

FÀ L'ARTE DI MICHELASSE: MAGNIÈ, VEVE E I A SPASSE

(FA L'ARTE DI MICHELACCIO: MANGIARE, BERE E ANDARE A SPASSO)

IL NOME MICHELASSO È, OVVIAMENTE, UNA "LICENZA POETICA" PER FARE RIMA CON "ANDARE A SPASSO". IL DETTO SI APPLICA AL FANNULLONE E DERIVA, SECONDO ALCUNI, DAL NOME DI UN TAL MICHELE PANICHI, MERCANTE FIORENTINO, CHE, RITIRATOSI DAGLI AFFARI, SI VOTÒ ALL'OZIO COMPLETO.
 

LI PRICUOCHE ANNIENTE A LA BANDE

(EMETTE PETI DAVANTI ALLA BANDA)

È UN SIMPATICO DETTO RIFERITO A PERSONA CHE SI METTE IN MOSTRA IN PUBBLICO SENZA AVERNE NÉ MERITO NÉ CAPACITÀ O CHE HA LA PRESUNZIONE DI POTERSI ELEVARE A RUOLO DI GUIDA.
 

FA PAGLIE PI CIENTE CAVALLE

(FA PAGLIA PER CENTO CAVALLI)

RIFERITO A CHI, IMPEGNATO IN UNA QUALSIASI ATTIVITÀ, LA SVOLGE IN MANIERA ECCESSIVAMENTE AGITATA E FACENDO IN MODO CHE TUTTI POSSANO NOTARLO.
IL DETTO È ANCHE USATO QUANDO SI VUOLE FAR INTENDERE CHE SI STANNO METTENDO IN CAMPO TROPPE RISORSE PER RAGGIUNGERE UN OBIETTIVO LA CUI RILEVANZA È MINIMA.
 

FA' PARE E SPARE

(FA PARI E DISPARI )

DICESI DI PERSONA ETERNAMENTE INDECISA, CHE NON PRENDE DECISIONI E CHE, PER NON ASSUMERSI RESPONSABILITÀ, AFFIDA TUTTO ALLA SORTE.
 

FRIJE LU PESCE E 'UARDE LU 'UATTE

(FRIGGE IL PESCE E GUARDA IL GATTO)

DICESI DI PERSONA CHE NON SI FIDA DI NESSUNO E LA CUI PRUDENZA SFIORA IL PATOLOGICO.
 

HA STUCCUATE LU CHIACCHE

(HA SPEZZATO IL CAPPIO)

DICESI DI PERSONA PERVERSA CHE È RIUSCITA PERSINO A SPEZZARE IL CAPPIO (QUELLO DELLA FORCA) A CUI ERA STATO APPESO. RICORDIAMO CHE "LU CHIACCHE" È UN LACCIO DI METALLO UTILIZZATO PER LA CATTURA DEGLI ANIMALI SELVATICI.
 

I MANCHE LU SALIZIMPIRMÒRE

(GLI MANCA IL "SALIZIMPIRMÒRE")

DICESI DI PERSONA POCO SVEGLIA O UN PO' TARDA.
IL TERMINE "SALIZIMPIRMÒRE", È LA STORPIATURA DELLA FRASE LATINA "SALUS INFIRMORUM" (SALUTE DEGLI INFERMI) NOTA AL POPOLO SOPRATTUTTO PERCHÉ FACENTE PARTE DI UNA LITANIA (DETTA "LAURENTANA") DEDICATA ALLA MADONNA E SPESSO RECITATA NELLE NOVENE. TALE LUNGHISSIMA LITANIA (PREGHIERA COLLETTIVA) È SOLITAMENTE SCANDITA A DUE VOCI. OGNI INVOCAZIONE ALLA VERGINE DA PARTE DI UNA PERSONA O DI UN GRUPPO DI PERSONE, È SEGUITA DA UN "ORA PRO NOBIS" (PREGA PER NOI) RECITATO DA UN'ALTRA PERSONA O GRUPPO.
È DIFFICILE STABILIRE IL MOTIVO PER CUI LA FRASE LATINA SIA UTILIZZATA AD INDICARE LA MANCANZA D'INTELLETTO POICHÉ IL DETTO RIPORTATO "IN CHIARO" DIVERREBBE "GLI MANCA LA SALUTE DEGLI INFERMI" CHE È UNA CONTRADDIZIONE DI TERMINI. L'UNICA SPIEGAZIONE È CHE LA SCARSA CONOSCENZA DELLA LINGUA LATINA HA PORTATO A TRADURRE IL VOCABOLO "SALUS" COME "SALE" E NON COME "SALUTE" ED È NOTO CHE CHI MANCA DI "SALE IN ZUCCA" È DA CONSIDERARE POCO SVEGLIO.
 

I MANCHE LU SANT'ASCANIE

(GLI MANCA IL SANT'ASCANIO)

È UNA PERSONA POCO PERSPICACE.
SANT'ASCANIO SI VENERA A PALENA ED È RITENUTO IL PROTETTORE DELL'INTELLETTO.
 

JA SCUPPATE LI CÒZZECHE

(GLI HA STACCATO LO SPORCO DI DOSSO)

LO HA CONCIATO PER LE FESTE. LO HA TRATTATO TALMENTE MALE (O LO HA MALMENATO) CHE GLI HA STACCATO DI DOSSO ANCHE LO SPORCO PIÙ OSTINATO.
PER L’ETIMOLOGIA DEL TERMINE “
CÒZZECHE” VEDERE IL DIZIONARIO IN QUESTO SITO.
 

LA 'ALLINE FETE L'OVE E A LU 'UALLE I 'NGENNE LU CULE

(LA GALLINA DEPONE L'UOVO, MA È IL GALLO CHE SI LAMENTA PER IL BRUCIORE CAUSATO DALLA DEPOSIZIONE)

IL DETTO ERA CITATO RIFERENDOSI A COLORO CHE SI LAMENTAVANO SENZA NESSUNA RAGIONE, PIÙ SPESSO IN ATTINENZA ALLE IMMOTIVATE LAGNANZE DEL MARITO NEI CONFRONTI DELLA MOGLIE.
 

LA FÈMMENE NGHI LA LENGA LONGHE E L'UOCCHIE PIZZUTE È DA TUTTE MALVULUTE

(LA DONNA CON LA LINGUA LUNGA E LA VISTA ACUTA È DA TUTTI MALVOLUTA)

È CHIARO IL RIFERIMENTO ALLE DONNE PETTEGOLE.
MOLTO CARATTERISTICA È L'ESPRESSIONE "UOCCHIE PIZZUTE" (LETTERALMENTE, OCCHI APPUNTITI) CHE RENDE PERFETTAMENTE L'IDEA DI CHI, CON LO SGUARDO, S'INTRUFOLA DAPPERTUTTO.
 

L'ACHE E LA SÙBBIE, LA LIME E LA RASPE

(L'AGO E LA LESINA, LA LIMA E LA RASPA)

DICESI DI DUE PERSONE CHE NON RIESCONO AD ACCORDARSI IN NESSUN MODO COME L'AGO (SOTTILE) E LA LESINA (PUNTERUOLO GROSSOLANO UTILIZZATO DAI CALZOLAI PER FORARE IL CUOIO), LA LIMA (DALLA GRANA SOTTILE) E LA RASPA (USATA PER LA SGROSSATURA DEL MATERIALE E CHE È QUINDI A GRANA GROSSA).
 

LU PUORCHE, DOPPE C'HA MAGNIETE, ARIVOLTE LU TRUOCCHE

(IL MAIALE, DOPO AVER MANGIATO, ROVESCIA IL TRUOGOLO)

MOTTO RIFERITO AGLI IRRICONOSCENTI CHE DOPO, AVER SFRUTTATO IL PROPRIO BENEFATTORE, NON SOLO NON LO RINGRAZIANO, MA ADDIRITTURA TENTANO DI ARRECARGLI DANNO.
 

LU STINGE È GNÈ LU PUORCHE: È BBUONE SOLAMENTE DOPPE MUORTE

(L'AVARO È COME IL MAIALE: È BUONO SOLO DOPO LA SUA MORTE)

L'AVARO, CHE TRASCORRE LA SUA VITA PREOCCUPANDOSI SOLTANTO DI ACCUMULARE RICCHEZZE, È UTILE SOLTANTO AI SUOI EREDI CHE ATTENDONO LA SUA MORTE PER POTERSI POI DIVIDERE I SUOI BENI.
 

N'HA CACCIATE DI CINTRELLE NCHI CHELLA TINAGLIE!

(NE HA ESTRATTI DI CHIODI CON QUELLA TENAGLIA!)

LA FRASE È USATA DI SOLITO QUANDO CI SI RIFERISCE AD UNA DONNA LEGGERA O AD UNA RAGAZZA FACILE.
IL TERMINE "CINTRELLE" DERIVA DAL PARTENOPEO "CENTRELLA" CHE VUOL DIRE, APPUNTO, CHIODO. DALLE NOSTRE PARTI ERANO MOLTO IN USO "LI SCARPE NCHI LI CINTRELLE" (LE SCARPE CON I CHIODI) UTILIZZATE PER IL PESANTE LAVORO NEI CAMPI.
 

N'HA 'DIRRIZZIETE MANCHE NU CHIUOVE

(NON HA RADDRIZZATO NEPPURE UN CHIODO)

LA FRASE ERA SOLITAMENTE RIVOLTA AI RAGAZZI DI BOTTEGA DEL FALEGNAME A CUI, COME PRIMA ATTIVITÀ, ERA ASSEGNATA QUELLA DI RECUPERARE I CHIODI PIEGATI, OCCUPAZIONE CHE, OVVIAMENTE, NON RICHIEDEVA MOLTO IMPEGNO. IL DETTO È QUINDI GENERALMENTE INDIRIZZATO AGLI OZIOSI.
 

N'HA FATTE CHIÙ ISSE CHI CATUCCE

(NE HA FATTE PIÙ LUI CHE "CATUCCIO")

NE HA FATTE DI TUTTI I COLORI: HA COMPIUTO INFAMIE E SCELLERATEZZE TALI DA SORPASSARE QUELLE COMPIUTE IN FRANCIA DAL SETTECENTESCO LOUIS PHILIPPE BOURGUIGNON CELEBRE BRIGANTE SOPRANNOMINATO CARTOUCHE (SOPRANNOME TRASFORMATO IN DIALETTO PARTENOPEO NEL TERMINE "CATUCCIO").
IN ALTRI PAESI D'ABRUZZO SI USA ANCHE DIRE: "N'HA FATTE CHIÙ ISSE CHI PIETRE BAILARDE" RIFERENDOSI IN QUESTO CASO AD ABELARDO (O ABAILARD) PIETRO, FILOSOFO, NOTO PER I SUOI AMORI E PER LE SUE SVENTURE.
 

NIN È BBUONE NÉ PI PLAGNE LI MUORTE NÉ PI CUNZULÀ LI VIVE

(NON È BUONO NÉ PER PIANGERE I MORTI NÉ PER CONSOLARE I VIVI)

È UN UOMO DAPPOCO, UN INCAPACE.
 

NIN GNI PUÒ MANCHE DICE: CHI BELL'UOCCHIE CHI TIÈ 'N MBRONTE

(NON PUOI NEANCHE DIRGLI: CHE BEGLI OCCHI HAI IN FRONTE)

È UNA PERSONA TALMENTE SCONTROSA CHE SI IRRITA PERFINO SE LE FAI DEI COMPLIMENTI.
 

NIN SÀ ADDÒ Z'APPENNE LU LAMPARUOLE

(NON SA DOVE SI APPENDE LA LAMPADA AD OLIO)

È UN UOMO SENZA RISORSE, UN INETTO.
 

NIN Z’È FINUTE LU SUONNE

(NON HA FINITO DI DORMIRE)

MOTTO RIVOLTO A CHI PARLA A SPROPOSITO O SENZA RIUSCIRE A SPIEGARE UN CONCETTO IN MANIERA CHIARA.
 

NIN Z'ADDONE MANCHE QUANNE Z'È ABBUTTATE DI PANE

(NON SI RENDE CONTO NEANCHE QUANDO È SAZIO DI PANE)

IL PANE, UN BENE SEMPRE PRESENTE NELLA ALIMENTAZIONE CONTADINA, ERA SPESSO L'UNICO PASTO "VOLANTE", PER QUESTO CHI NON SI ACCORGEVA DI ESSERNE SAZIO ERA CONSIDERATA PERLOMENO. DISTRATTO.
 

PÈCHERE PASCE E CAMPANE SONE (OPPURE, VACCA PASCE E CAMPANE SONE)

(PECORA PASCOLA E CAMPANA SUONA, OPPURE, MUCCA PASCOLA E CAMPANA SUONA)

DEL MOTTO ESISTONO DUE VERSIONI INTERPRETATIVE.

LA PRIMA VERSIONE È QUELLA CHE SI RIFERISCE AD UNA PERSONA PIGRA CHE NON SORVEGLIA DA VICINO IL PROPRIO GREGGE, MA SEGUE SOLO CON L'UDITO, IL PASCOLO DELLA PECORA CHE HA LA CAMPANA AL COLLO. IN QUESTO CASO IL DETTO SI USA IN GENERE NEI CONFRONTI DI CHI NON CURA I PROPRI INTERESSI.
 
L'ALTRA VERSIONE, NON È UN VERO E PROPRIO "INSULTO" RIFERITO A QUALCUNO, MA PIUTTOSTO UN'ESCLAMAZIONE GENERICA (QUASI UNA CONSIDERAZIONE A VOCE ALTA) CON LA QUALE SI VUOLE EVOCARE ALLA MEMORIA (VISIVA) IL CLASSICO PAESAGGIO BUCOLICO NEL QUALE SONNOLENTE MUCCHE AL PASCOLO E CAMPANILI IN FESTA LA FANNO DA PADRONI (MAGARI ANCHE CON L'AIUTO DI QUALCHE SFRECCIANTE RONDINELLA FESTOSA CHE COMPLETEREBBE IL QUADRETTO...). LA SCENETTA È ESPRESSA CON TALE MOTTO ALLO SCOPO DI SOTTINTENDERE L'INDOLENZA DI UN INTERLOCUTORE UN PO' LENTO NELL'INTENDERE O PRENDERE DECISIONI. INSOMMA LA PACIFICA SCENA È CONSIDERATA COME IL GIUSTO SFONDO PER UNA PERSONA UN PO' SONNOLENTA E PRIVA D'INIZIATIVE.
DI SOLITO LA FRASE È USATA AL TERMINE DI UN RACCONTO NEL CORSO DEL QUALE SI VUOLE METTERE IN RISALTO L'INDOLENZA DI UN INTERLOCUTORE CHE, A FRONTE DI UN EVENTO PRESSANTE, RIMANE INDIFFERENTE ALLE ESORTAZIONI DI CHI LO SOLLECITA A FARE QUALCOSA.
 

PUORCHE GRASSE GLIENNE ZI SONNE

(IL MAIALE GRASSO SOGNA LE GHIANDE)

IL MOTTO È RIFERITO A CHI, TROPPO ABITUATO AGLI AGI, SOGNA SOLTANTO QUESTI ULTIMI E NON SI PREOCCUPA PER NIENTE DEL FUTURO ED A CIÒ CHE POTREBBE RISERVARGLI. ANCHE IL MAIALE, GRASSO E TRANQUILLO, PENSA SOLO AL PIACERE DEL MANGIARE E NON AL DESTINO CHE LO ATTENDE (DIVENTARE SALSICCE).
 

SA FA' PURE LU MMUASTE A LI PULCE

(SA FARE ANCHE LA SELLA ALLE PULCI)

È PARTICOLARMENTE ABILE NEI LAVORI MANUALI.
 

SI TIRE LI ZAMPATE A TUTTE LI PRETE CHI TRUOVE PI LA VIE, ARIVIÈ A LA CASE NGHI LI SCARPE ROTTE

(SE DAI CALCI AD OGNI SASSO CHE INCONTRI LUNGO LA STRADA, TORNI A CASA CON LE SCARPE ROTTE)

RIFERITO A PERSONA CHE SI PREOCCUPA TROPPO. COME DIRE: NON PUOI FARTI CARICO DI TUTTI I PROBLEMI DEL MONDO.
 

STÀ BBUONE ROCCHE, STÀ BBONE TUTTE LA ROCCHE

(SE STA BENE ROCCO, STA BENE TUTTA LA ROCCA)

DETTO CHIARAMENTE RIFERITO AGLI EGOISTI: SE STO BENE IO, STANNO BENE TUTTI.
 

TE' LA CAMISCE DI LU 'MPISE

(HA LA CAMICIA DELL'IMPICCATO)

È UN PERSONAGGIO TRISTO, MALVAGIO IN QUANTO INDOSSA LA CAMICIA SOTTRATTA AD UN CONDANNATO A MORTE.
 

TE LI RICCE A LI SACCOCCE

(HA I RICCI IN TASCA)

MOTTO INDIRIZZATO AGLI AVARI CHE, IN MANIERA METAFORICA, AVENDO PAURA DI PUNGERSI CON I RICCI CHE HANNO NELLE TASCHE, NON VI METTONO MAI LE MANI PER OFFRIRE QUALCOSA A CHICCHESSIA.
IN ALTRE REGIONI SI USA ANCHE DIRE “
HA LE TASCHE A CHIOCCIOLA”.
 

TÈ LU MIGLÌCHERE A LU FUOCHE

(HA L’OMBELICO NEL FUOCO)

RIFERITO AD UNA PERSONA CHE SI PRESENTA IN CASA NELLE ORE DEL DESINARE CON L’INTENZIONE DI SCROCCARE IL PASTO.
QUESTO DETTO DERIVA DALLA PIÙ NOTA E MEGLIO COMPRENSIBILE ESPRESSIONE PARTENOPEA “
MENÀ ‘O VELLÌCULO O FFUOCO” (GETTARE L’OMBELICO O, MEGLIO, IL CORDONE OMBELICALE, NEL FUOCO).
TUTTO RISALE AI TEMPI IN CUI LE DONNE PARTORIVANO IN CASA. LE LEVATRICI, SUBITO DOPO IL PARTO, USAVANO, IN SEGNO DI BUON AUSPICIO, GETTARE IL CORDONE OMBELICALE DEL BAMBINO APPENA NATO NEL BRACIERE O NEL FUOCO. A TALE GESTO SEGUIVANO DEI FESTEGGIAMENTI A CUI TUTTI POTEVANO PARTECIPARE. OLTRE QUINDI AI GENITORI ED AI PARENTI PIÙ STRETTI DEL BIMBO ED ALLA LAVATRICE STESSA, SPESSO CI SI RITROVAVA IN CASA PERSONE CHE NON ERANO STATE INVITATE, MA CHE APPROFITTAVANO DELLA DISTRIBUZIONE DEI CIBI E DELLE BEVANDE SOLO PERCHÉ AVEVANO ASSISTITO ALL’INCENERIMENTO DEL CORDONE OMBELICALE.
 

TREME GNÈ NU JUNCE

(TREMA COME UN GIUNCO)

COSÌ COME UN GIUNCO TREMA AL MINIMO SOFFIO DI BREZZA, NELLO STESSO MODO LA PERSONA TIMIDA SI AGITA DI FRONTE ALLA PIÙ PICCOLA DIFFICOLTÀ.
 

TRIDICI MIGLIE QUATTORDICI JUORRE

(TREDICI MIGLIA QUATTORDICI GIORNI)

SI USA DIRE DI UNA PERSONA INDOLENTE CHE RESTA IMPASSIBILE ANCHE DINANZI AD UNA PRESSANTE NECESSITÀ.
 

VA TRUVENNE FESTE E MALITIEMPE

(VA CERCANDO GIORNI DI FESTA E MALTEMPO)

DICESI DI PERSONA CON POCA O NESSUNA VOGLIA DI LAVORARE. NELLA SOCIETÀ CONTADINA, PER OVVI MOTIVI, NEI GIORNI DI MALTEMPO NON SI LAVORAVA COSÌ COME NEI GIORNI FESTIVI DEDICATI AL RIPOSO ED ALLE PRATICHE RELIGIOSE.
 

VA TRUVENNE FÈTECHE DI GRILLE

(VA CERCANDO IL FEGATO DEI GRILLI)

DICESI DI PERSONA VIZIATA, PARTICOLARMENTE SCHIZZINOSA SOPRATTUTTO NEL MANGIARE.
 

VALE CHIÙ 'NA LANTERNE MMIENE A NU CICATE CHI NU CURTIELLE MMIENE A ISSE

(VALE PIÙ UNA LANTERNA NELLE MANI DI UN CIECO CHE UN COLTELLO TRA LE SUE MANI)

È CHIARO IL RIFERIMENTO AD UNA PERSONA INETTA.
 

VO’ PURTÀ LI PRETE A LA ROCCHE

(VUOLE PORTARE I SASSI A ROCCACASALE)

COME DIRE: PORTARE I VASI A SAMO, FARE UN LAVORO INUTILE O, ANCORA, AIUTARE QUALCUNO CHE NON NE HA BISOGNO.
ROCCACASALE È UN PAESE IN PROVINCIA DELL’AQUILA COSTRUITO SULLA ROCCIA DOVE, APPUNTO, NON MANCANO I SASSI.
PORTARE I VASI A SAMO VUOL DIRE PROPRIO “PORTARE QUALCOSA DOVE GIÀ CE N’È IN ABBONDANZA”.
SAMO (O SAMOS) È UN’ISOLA GRECA MOLTO FAMOSA NELL’ANTICHITÀ PERCHÉ, GRAZIE AL SUO SUOLO RICCO DI FINISSIMA ARGILLA, ERA, APPUNTO, LA MAGGIORE PRODUTTRICE DI VASI.
 

Z'ARRUBBESSE PURE LA CENE DI LU FUCULUARE

(RUBEREBBE ANCHE LA CENERE DEL FOCOLARE)

DICESI DI PERSONA NON PROPRIO ONESTA, LADRO MATRICOLATO.
 

ZÈ FATTE NOTTE E LU PUORCHE N'ARÌVÈ

(SI È FATTO NOTTE ED IL MAIALE NON TORNA)

ANTICO DETTO CON CUI NON CI SI RIFERIVA AL MAIALE VERO E PROPRIO. IL MOTTO ERA, INFATTI, USATO GENERALMENTE DALLE MOGLI NEI CONFRONTI DEI MARITI QUANDO, QUESTI ULTIMI, GIUNTA UNA CERTA ORA, MAGGIORMENTE QUELLA DI CENA, NON RIENTRAVANO A CASA.
ERA ANCHE USATO DAI GENITORI NEI CONFRONTI DEI FIGLI CHE, UNA VOLTA USCITI DOPO IL PASTO SERALE, TARDAVANO NEL RINCASARE.