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Città). Questo quartiere, un tempo elegante, mi apparve decaduto ed inattraente quando rivisitai Palermo nel 1996. La città aveva famosi ed impressionanti punti di riferimento: il Teatro Politeama, il Teatro Massimo, celebri piazze come Piazza Pretoria con le sue note statue. C'era il Palazzo dei Normanni con la sua splendida Cappella Palatina, c'erano i giardini pubblici come il Giardino Inglese, la Favorita e Villa Giulia. Questi parchi avevano piante esotiche (o almeno lo erano per me), freschi sentieri e fiori che ammiravamo spesso nel corso delle nostre visite domenicali. C'erano poi tante chiese, ciascuna con le proprie peculiarità: la Cattedrale col suo stile normanno e le tombe dei Re Normanni, San Giovanni degli Eremiti con le sue cupole rosse in stile Moresco, la chiesa della Martorana con i suoi antichi mosaici, San Cataldo, Santa Maria delle Catene, San Domenico e tante altre. C'era la famosa Grotta della Chiesa di Santa Rosalia sul Monte Pellegrino.

I colorati manifesti pubblicitari esposti fuori dalle sale cinematografiche, erano una meta obbligatoria per noi giovani studenti che ammiravamo le eccitanti immagini di luoghi esotici e di provocanti attrici. Con un po' di fortuna, il denaro risparmiato ci permetteva occasionalmente di assistere alla proiezione del film.

I negozi di Palermo avevano ciascuno il proprio fascino con ogni sorta di articoli ed aggeggi mai visti in un piccolo paese come Fallo. Vi erano

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drogherie con tutti i tipi di salumi, formaggi e tanti altri prodotti. L'odore che veniva dai negozi di paste era allettante. C'erano panetterie che emanavano un caldo aroma di pane appena sfornato e caffetterie che fendevano l'aria col profumo del caffè torrefatto, dell'espresso e del latte caldo. I mercati della frutta esponevano i loro prodotti sui marciapiedi ed offrivano arance, pere, banane e datteri, raramente visti o reperiti a Fallo. Gli ambulanti vendevano "pane e panelle" (una sorta di frittella di ceci su pane fresco), "sfingione" (pizza siciliana), pesce fritto e polpo cotto a vapore.

Ebbi modo di conoscere la città, le strade e la vita sociale, soprattutto durante i sabato allorché ero costretto a partecipare, con la camicia nera della divisa dei Balilla, alle parate organizzate dalla scuola. Di solito queste cerimonie duravano un paio di ore e venivamo congedati intorno alle
undici del mattino nei più disparati luoghi di Palermo. A dispetto delle distanze, tornavo sempre a casa a piedi, in compagnia di amici o solo. Attraversavo i diversi quartieri della città, la zona vicino al porto, l'elegante centro, la parte vicino alla Cattedrale e Porta Nuova.