IO SONO UN FANTASCCHE

"IO SONO UN FANTASMA": questa era la frase originale da cui è nato l'ipse dixit.

Il personaggio che la pronunciò era solito venire a rifugiarsi a Fallo nei momenti di difficoltà. Naturalmente non diremo di chi si tratta, ma le sue "gesta" hanno lasciato un segno indelebile nella storia del paese.

Era un soggetto strambo che, dietro alla ricercatezza nel vestire e al parlare forbito, nascondeva ben altro modo di agire. Pare che vivesse d'espedienti e sulle sue disavventure ancora oggi si raccontano spassosissimi aneddoti.

Quando la sua situazione con la giustizia diventava eccessivamente pericolosa, il nostro eroe tornava al paese dove ancora viveva la madre.

La povera donna, sempre contentissima di vederlo, si sfogava con le amiche e le conoscenti dicendo:
- Scine, è riminute lu vaglione, ma i nin lu capisce quanna parle. Mi dice sempre: mamme, tu fà cunte ca nin mi si viste, io sono un fantascche -
(Sì, è tornato il ragazzo, ma io non lo capisco quando parla. Mi dice sempre: mamma, tu fai conto che non mi hai visto, io sono un fantasma).
 
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