MEJA VEVE LA VARRECHINE

Un noto filosofo restò nella storia, oltre che per le sue opere, anche perché bevve di sua spontanea volontà la cicuta.

Per non essere da meno un famoso personaggio del nostro paese decise un giorno di emularlo preparandosi un drink alla candeggina.

La differenza sostanziale tra Socrate ed il protagonista della nostra storia, consiste nel fatto che il primo bevve il veleno di sua spontanea volontà, mentre il secondo fu consigliato dal medico. Questo almeno secondo quanto da egli stesso narrato.

Fortunatamente la vicenda, nel nostro caso, terminò senza conseguenze tragiche, ma solo la casualità salvò la vita al protagonista della nostra storia.

Costui, di ritorno a casa dopo una visita medica, incontrò un conoscente al quale spiegò il motivo dei suoi malanni. Si era recato dal dottore perché ultimamente affetto da una continua spossatezza ed il luminare, dopo un'accurata visita, gli aveva indicato la cura più adatta. - M'ha visitiete buone e nin m'ha truvate niente. Ha ditte solamente ca p'aripiglìereme na 'nzegne, meja veve la varrechine. Mò mi la veje a ccattà subbite! - (Mi ha visitato bene e non mi ha trovato nulla. Ha detto soltanto che per riprendermi un po', devo bere la varechina. Ora vado a comprarla subito!) Affermò.

La vita all'avventato paziente fu salvata dalla prontezza d'intuito dell'ascoltatore che con molta calma cercò di spiegare al mancato filosofo che ciò che doveva bere non era la varechina, bensì la Ferrochina, un blando medicinale in uso a quei tempi.

Non si spiega come mai al nostro eroe non fosse stata rilasciata una ricetta indicante il nome del medicamento e noi non possiamo in ogni caso svolgere indagini in tal senso, sta di fatto che quando il salvatore del nostro conterraneo raccontò la storia, concluse la narrazione con la frase: - Certe, nchi la varrechine arisulveve tutte li mmalatie! - (certo, con la varechina avrebbe sicuramente curato in maniera definitiva tutti i mali!).
 
TORNA AD INIZIO PAGINA
TORNA ALLA PAGINA FALDUS/GNA' DICETTE CULLE