SCARISCIJETE
Graffiato. È riferito a recipienti di coccio.
Termine derivante dal dialetto della provincia de L'Aquila dove con il vocabolo "sgarisciato" ci si riferisce al maggese eseguito in maniera non corretta o comunque ad un terreno con solchi irregolari (alcuni profondi ed altri più superficiali).
Ricordiamo che il maggese è la parte di un campo lasciato a riposo per un anno per consentire la ricostituzione del terreno ed il suo arricchimento con i sali minerali sottratti con la coltivazione.
Durante questo periodo di riposo il terreno è regolarmente lavorato per tenerlo pulito da erbe infestanti.
Tali lavorazioni (arature), nel numero di quattro, si susseguono, distanziate di circa 45 giorni, da marzo fino ad agosto ed hanno profondità variabile: molto leggera l'ultima e più profonde invece la prima e la terza.
Molto più redditizia è la sostituzione del maggese con la coltivazione foraggiera (che produce mangime per il bestiame), infatti, tali piante sono azotofissatrici e fertilizzano il terreno.
Il termine maggese deriva, ovviamente, dal latino Maius (di maggio). Era, infatti, in quel mese che in epoca medievale si era soliti dissodare il campo. Modi di dire:
"Tineve nu bielle sirvizie di tazze ancore di la dodde, ma mi z'è rotte tutte quante. Mi n'è rimaste sola une, ma è tutta scariscijete" (avevo un bel servizio di tazze ancora della dote, ma mi si sono rotte tutte. Me n'è restata soltanto una, ma è tutta graffiata).