SANAPURCIELLE
Era colui che castrava i maiali per renderli più grassi e con la carne più delicata. Un riferimento al sanaporcelle si trova nel "Cristo si è fermato a Eboli" di Carlo Levi. "Era il sanaporcelle. Sanare le porcelle significa castrarle, quelle che non si tengono a far razza, perché ingrassino meglio, e abbiano carni più delicate. La cosa, per i maiali, non è difficile, e i contadini la fanno da soli, quando le bestie sono giovani. Ma alle femmine bisogna togliere le ovaie, e questo richiede una vera operazione di alta chirurgia. Questo rito è dunque eseguito dai sanaporcelle, mezzi sacerdoti e mezzi chirurghi. Ce ne sono pochissimi: è un'arte rara, che si tramanda di padre in figlio. Quello che io vidi era un sanaporcelle famoso, figlio e nipote di sanaporcelle; e passava di paese in paese, due volte all'anno, a eseguire la sua opera. Aveva fama di essere abilissimo: era ben raro che una bestia gli morisse dopo l'operazione. Ma le donne trepidavano ugualmente, per il rischio e l'amore per l'animale familiare." |