PAPOSCE

Nel dialetto partenopeo con tale termine ci si riferisce all’ernia inguinale che è, appunto, un rigonfiamento.
Nel gergo fallese, la parola ha un significato generico, per cui tutto ciò che è gonfio è considerato “paposcia”, a partire quindi dall’ernia vera e propria, fino a giungere agli attributi sessuali sia maschili che femminili passando per il gonfiore dovuto alle punture di insetti.
Ma non è tutto. Nel nostro dialetto con “paposcia” si intende anche la pantofola e ciò si spiega nel fatto che, sempre nell’idioma napoletano, con “papuscio” ci si riferisce proprio a tali oggetti.
Infine, in Puglia, per provare la temperatura del forno prima di cuocervi il pane, si era soliti introdurvi un pezzo di pasta chiamata appunto “paposcia”: se quest’ultima lievitava bene, anche il pane sarebbe stato buono. Per non sprecare nulla, la “paposcia” così ottenuta, tagliata a metà, farcita con olio e formaggio e rinfornata veniva poi mangiata.
Oggi in Puglia, tale “paposcia” è considerata una prelibatezza.