NZÈ
NZEGNE
Poco, in minima quantità. Decisamente bizzarro questo termine che, specialmente nella forma più contratta, nasconde abilmente il suo ètimo. Il significato indicato non allude esclusivamente ad una quantità tangibile o fisica ma, al pari delle corrispondenti forme idiomatiche italiane, anche ad un valore figurato, morale, qualitativo (vedere in calce nei "modi di dire"). Il vocabolo deriva dall'italiano "insegna" (e ne conserva anche il genere femminile) nel suo significato più arcaico di "...(omissis) contrassegno atto a fornire un riferimento quantitativo nell'ambito di convenzioni specifiche". Per abuso linguistico, il termine è poi passato ad indicare la porzione "più piccola" del citato riferimento quantitativo. Del resto, già nella società medievale il popolo soleva ironicamente definire col termine "insegna" una esigua quantità di qualcosa con chiaro riferimento alle indicazioni riportate su alcune "insegne" pubbliche, volute per ordinanza dei Feudatari, che recavano il costo di taluni prodotti riferito alle quantità minime (per contenerne, almeno visivamente, il costo!). Modi di dire: "Damme na nzè (nzegne) di pane" (dammi un po' di pane);
"vite na nzè a cusse !" (ma guarda un po' costui - che pretese - !);
"stave na nzè ngustidijete" (era un po' angustiato );
"che c'eia fa chi 'sta nzè ?" (che ci devo fare con questo poco? - che me ne faccio di così poco?). |