LUACCE
Sedano. È un termine dall’etimologia piuttosto complessa. Una parola simile la troviamo nel dialetto siciliano dove l’ortaggio in questione è chiamato "accia".
Sembra che quest’ultimo termine derivi a sua volta da appio (dal latino apium che vuol dire appunto sedano).
Probabilmente la trasformazione da appio ad accia è avvenuta nel corso degli anni e nel nostro dialetto è approdato come lo conosciamo ora dopo essere passato per l’idioma partenopeo in cui l’ortaggio è chiamato "laccia".
A proposito del sedano, una nostra compaesana, anni fa, raccontava il seguente aneddoto.
Dovendosi trasferire da Fallo a Napoli la donna era preoccupata di non essere in grado, una volta trovatasi nella città partenopea, a esprimersi in italiano e si diede quindi a imparare tutta una serie di termini di uso comune. Tra le varie parole c’era, appunto, anche “lu luacce” che tradotto in italiano diventava sedano.
Il primo giorno in cui si recò a fare la spesa al mercato chiese al fruttivendolo di darle anche un po’ dell’ortaggio in questione. L’uomo la guardò stupito e chiese nuovamente cosa gli aveva chiesto. Nuovamente la nostra compaesana ripeté che voleva del sedano. Il commerciante la guardò e, in dialetto napoletano, le disse che lui non aveva la merce che gli stava chiedendo.
La donna allora indicò una cassetta in cui erano poste in bella mostra una decina di coste di sedano.
All’uomo si illuminò il viso e, rivolgendo alla donna un largo sorriso, disse: “Ah! Vui vulite la lacce?”
La nostra compaesana comprese, comprò “la lacce” e la sera, dopo aver raccontato tutto al marito, concluse: “I nin li sapeve ca a Nàpele lu luacce è fèmmine!”.