DAVALLÀ

Dondolare (riferito in special modo al dondolare delle campane). Attualmente questo termine trova la sua applicazione in tutti i corrispondenti modi di dire della lingua italiana, ma è particolarmente interessante lo studio dell'étimo dialettale. Come già detto il verbo si riferisce specialmente al dondolare delle campane il cui suono, per tradizione antichissima, ancora oggi scandisce i momenti salienti della quotidianità rurale. In epoche più remote, quando cioè non esistevano altre forme "rapide" di informazione, il compito di comunicare un evento all'intera comunità era affidato alle campane il cui suono "divallando" (dall'italiano "divallare": scendere a valle) diffondeva nei dintorni la notizia di eventi importanti. Del resto è nota la vasta gamma dei suoni convenzionali con cui una campana segnala gli specifici avvenimenti: campane a morto, a martello, a festa ecc. A Fallo, quando ancora le campane venivano suonate a mano, i ragazzi prescelti dal prete di turno erano particolarmente orgogliosi di "davallare" la campana della Chiesa ed alcuni di loro sono "passati alla storia" per essere stati dei provetti campanari. Moltissimi sono gli aneddoti legati a questa usanza in voga fra i ragazzi di allora e di certo si sa che essi facevano di tutto per non perdere il privilegio di suonare le campane. Modi di dire:

"Quanne camine davalle lu cule" (quando cammina dondola il sedere, ancheggia);
"i zi davalle la dintiere" (gli balla la dentiera);
"quanna parle i zi davalle la garigaglie" (quando parla gli dondola la pappagorgia).