ASSIMÀ
ASSIMATE
 
Deriva da "a scemare", diminuire poco a poco, come l'atto di chi riempie a più riprese un piatto da un vassoio più grande diminuendone, pian piano, la quantità.
Il termine deriva anche dall'intransitivo deperire, consumarsi e dal transitivo ridurre, scontare (riferito al valore di una pena pecuniaria).
Di tale vocabolo troviamo riferimento in alcuni antichi scritti di cui di seguito riportiamo due esempi.
 
Titolo: Pianto delle Marie (secolo XIII);
Autore: anonimo;
Edizione: Testi volgari abruzzesi del Duecento;
Testo: La blanca faça tuct'è mutata; / Queste toi carne sonne assemate / Per le frustate ke cce son date!
In questo caso, il termine assemate, sta per consumate.
 
Titolo: Cronaca aquilana rimata (1362);
Autore: Buccio di Ranallo;
Testo: Mandambonci dui scindici denanti ad re Roberto; / Uno fo missere Bonohomo che era multo sperto, / L'altro fo lo preposto, questo agiate per certo; / Dui milia once assemarono; abembolo per merto.
In questo caso, il termine assemarono, sta per ridussero, scontarono (riferito al valore di una pena pecuniaria).

Modi di dire:

"Mi so assimate nu pijette di sagne" (mi sono "misurato" un piatto di lasagne);
"Assime, assime, ca sinnò c'iavanze! " (misura, misura, altrimenti ci avanza!) Frase usata, di solito, quando si vuole invitare qualcuno a servirsi ancora di qualche pietanza.