IL SANGUINACCIO
 
(SANGUE DI MAIALE BOLLITO)

Il prodotto ultimato si presentava (l'imperfetto è d'obbligo) con la consistenza di una marmellata e, per tale ragione, si prestava ad essere spalmato sul pane o, più ghiottamente, sulle pizzelle (vedi ricetta).

Si trattava di una sorta di "composta" ottenuta facendo bollire del sangue di maiale assieme ad altro liquido non coagulante. Generalmente veniva usato del mosto cotto, variamente diluito con acqua, caffè o liquore (tipo marsala).

Di fatto non è mai esistita una ricetta che indicasse le dosi esatte degli ingredienti da usare per la diluizione del sangue e ciascuno usava le quantità e gli aromi che più soddisfacessero il proprio gusto personale. Lo stesso valeva per l'impiego di tutti gli altri ingredienti che venivano amalgamati in fase di cottura: zucchero, miele, noci, scaglie di cioccolata, scorze di arancia, vaniglia, polvere di cacao o caffè.

Gli ingredienti venivano posti sul fuoco in un contenitore e mescolati fra loro durante tutto il tempo della cottura al fine di evitare grumi.

Quando il composto raggiungeva la giusta corposità (se ne saggiava la consistenza versandone un cucchiaio in un piattino), veniva tolto dal fuoco e versato in barattoli di vetro che venivano chiusi solo dopo il raffreddamento del contenuto e quasi mai senza aver prima steso uno strato di sugna sul prodotto, al fine di garantirne ulteriormente la conservazione.

 

Per dovere di cronaca, è opportuno ricordare che la tradizione del sanguinaccio è presente in numerosissime regioni d'Italia anche se con molteplici varianti che, di volta in volta, ne modificano l'aspetto, la consistenza, il sapore e l'uso.
 
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