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Mentre guardavamo un episodio di "A story of film", sono passate velocemente alcune delle sequenze di uno dei più bei film francesi degli anni '90, e ci è venuta voglia di rivederlo.
E quindi, detto fatto, Martedì 13 lo proietteremo al nostro circolo.
Purtroppo Kassovitz non è poi stato all'altezza di questo suo bellissimo e folgorante esordio, in un bianco e nero straordinario e pulitissimo.

Tre ragazzi delle periferie parigine negli anni ’90 e la loro reazione rabbiosa, confusa distruttrice, alla violenza e alla noia che li circonda. Succede che un ragazzo del loro quartiere, Abdel, è coinvolto in uno scontro con la polizia e viene pestato e ridotto in fin di vita. L’ebreo Vinz trova per caso la pistola d’ordinanza persa da uno sbirro e decide di usarla; il nero Hubert e il maghrebino Said sono più restii a farsi coinvolgere ma alla fine cedono, a Vinz e all’ansia di riempire il vuoto che hanno dentro.

Un giorno e una notte: tutto succede così in fretta, all’improvviso, eppure tutto è scandito e rallentato in un bianco e nero post-onirico.
Un giorno e una notte d’odio: insensato, nonostante tutto, costruito in anni d’emarginazione e di lontananza da quella Ville Lumière così vicina eppure distante come un pianeta immaginario, fatta di palazzi stile liberty dove vivono ricchi spacciatori figli di papà che frequentano i ghetti per una noia speculare a quella di chi ci è nato.
Ispirato a un episodio realmente accaduto negli anni’90, – un ragazzo ucciso dalla polizia durante dei tafferugli –, L’odio fu forse la rivelazione europea degli anni ’90: la scoperta e la consacrazione del ventisettenne Mathieu Kassovitz, che nel 1995 vinse il Premio per la Miglior regia al Festival di Cannes.


Rap, montaggio sincopato da video-clip, oltre al già citato bianco e nero, primi piani improvvisi, esasperati, dietro ai quali spesso si intravede la vera scena dell’azione. Kassovitz gioca con le immagini e con al visione, con le tecniche e gli archetipi dell’epoca come un veterano della macchina da presa, citazioni comprese: dall’ossessione di Vinz per il De Niro di Taxi Driver, imitato istericamente dal giovane e citato in più di una scena, alla roulette russa di Christopher Walken in Il Cacciatore di Cimino, fino a quel Le monde est à vous che rimarca con sarcasmo e malinconia quasi sentimentale il motto di Tony Montana in Scarface.
Ma qui il mondo non è tuo: non è di Vinz, né di Hubert o di Said. È di quegli altri, che sono già arrivati, che sono nati e vivono lontano dai palazzoni dormitorio affastellati e buttati a caso intorno alla città.
L’odio non è in fondo, un film realista. È vero: comincia con delle scene vere, con immagini di repertorio. Ed è vero che il successo inaspettato che ebbe all’epoca deriva forse proprio dall’equivoco realista che spinse molti a vederlo e ad amarlo, considerandolo un film di denuncia: si pensi alle proiezioni organizzate dall’allora Ministro dell’Interno francese Alain Juppé per i membri del suo Ministero.

Il sarcasmo postmoderno è l’elemento che colpisce di più, insieme alla sapienza con cui Kassovitz ha saputo gestirlo, mescolandolo e occultandolo ad elementi da cinema sociale. È il postmoderno, all’epoca, siamo nel 1995, non ancora così sfacciatamente e ossessivamente sdoganato e ricercato come accadrà di lì a (veramente molto) poco, che fa diventare Vinz un personaggio comico nel suo essere così insensatamente tragico.
In un giorno e una notte Kassovitz re-inventa un cinema che, in quegli anni come adesso, latitava, lo colora con il bianco e il nero, (il giorno e la notte) e lo fa parlare in verlan. Era nata una star; Vincent Cassel pre-bellucciano e ancora credibile. Grande fonte d’ispirazione per migliaia di rapper, fuori e dentro i confini francesi. Il resto è storia.
Fa uno strano effetto rivedere oggi L’odio. Di banlieues si è parlato e si è visto tanto, negli anni 2000.
Nicolas Sarkozy, che prima di diventare Presidente è stato Ministro dell’Interno, ne sa qualcosa. Vinz e i suoi ce ne avevano già parlato un decennio prima.

Martedì 14 maggio 2014
Circolo del Cinema "Zero In Condotta"
via Caffaro, 10

Il trailer del film a questo link:

https://www.youtube.com/watch?v=Ts4f3OInRPU

Francesco Castracane