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FORMULA 1/ IL PERSONAGGIO
Rosato, l'anima abruzzese della Ferrari
È di Fallo, cura la logistica per il Cavallino: con Raikkonen ho vinto il 13° titolo
PESCARA. Per Kimi é stata la prima vol-
ta, l'anima abruzzese della Ferrari invece
ha già fatto 13. Tanti sono infatti i titoli
mondiali nella carriera di Gino Rosato,
che lavora nella logistica della Scuderia
Ferrari, originario di Fallo, in provincia
di Chieti, che quando non gira il mondo vi-
ve in Canada e si accompagna a una ragaz-
za originaria di Cansano, provincia dell'A-
quila, perché "mogli e buoi dei paesi tuoi é
un detto che io non tradisco". Imponente
nel fisico quanto simpatico ed esuberante,
il 35enne Rosato é ormai diventato uno dei
personaggi più gettonati del paddock. L'in-
contro fatale con la F.l a soli 19 anni. Ap-
parentemente casuale, in realtà il destino
l'aveva già predisposto e stava solo aspet-
tando il momento giusto per recapitarlo.
Rosato, come é diventato
un uomo-Ferrari?
"Avevo 19 anni, era il '91,
mi trovavo a Montreal dove i
miei genitori si erano trasfe-
riti da Fallo. Studiavo archi-
tettura e nei week-end davo
una mano a un albergo citta-
dino dove c'era un mio ami-
co cuoco che in occasione del
Gp del Canada andava a inte-
grare lo staff ferrarista. Quel-
l'anno ebbe un singolare inci-
dente con una bombola di
gas, e mi chiese di andare al
suo posto. Così ebbi modo di
conoscere i responsabili e do-
po qualche anno mi presero
a titolo definitivo. La Ferrari
é il mio amore. Adesso mi oc-
cupo di sicurezza e logistica
e mi prendo grandi soddisfa-
zioni: con gli ultimi sono sei
titoli piloti e sette mondiali
costruttori"
Tutti con Schumi, tranne
l'ultimo con Raikkonen.
Quanto sono diversi i due
visti da dentro?
"Un aspetto comune é che
all'esterno possono apparire
un po' scontrosi e distaccati,
in realtà sono tutte persone
socievolissime, ma con que-
sto tipo di lavoro non c'é trop-
po da concedere ai convene-
voli. Michael sul lavoro era
davvero un tedesco, e pur
nella sua timidezza aveva la
capacità di aprirsi. Kimi, in-
vece, non ha la stessa facilità
di approccio, però lui sa con-
quistarti in altra maniera.
Tra noi la sintonia é esplosa
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
per un paio di sfide a hockey
su ghiaccio. Massa é simpatí-
cissímo. Conosco bene anche
Alonso ed Hamilton, sono tut-
ti bravi ragazzi e se tra loro
si scatena la concorrenza é
solo per la inevitabile legge
dello sport".
Qual é l'aneddoto più gu-
stoso da setacciare nella
sua esperienza ferrarista?
"Una volta ho rischiato l'ar-
resto a causa di Michael. Era
il '95, dovevo accompagnarlo
da Maranello all'aeroporto di
Bologna. Naturalmente si mi-
se lui al volante, era una Fiat
Coupè 24 valvole. Guidò co-
me un pazzo in autostrada,
sembrava quasi che lottasse
per una gara. Arrivammo al
casello, sbagliò l'ingresso del
Telepass. Frenata e retromar-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
cia sgommando, poi via per
la statale con una pattuglia
della Finanza che ci prese la
targa. Poi, a quasi 200 all'ora,
passò davanti a una macchi-
na della polizia ferma. Arri-
vati a destinazione presi io la
macchina per tornare indie-
tro e dopo pochi metri mi cir-
condarono delle pattuglie,
che erano in stato di allerta.
Non avevo la patente italiana
e avevo dimenticato il passa-
porto, dissi che avevo accom-
pagnato Schumacher e uno
di loro mi rispose che lui era
Babbo Natale. Solo dopo una
lunghissima serie di verifi-
che e controlli incrociati mi
lasciarono andare, ma me la
sono vista brutta".
Si racconta dl cene panta-
grueliche con i suoi amici
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
quando torna in vacanza a
Fallo.
"Eh sì, tutto vero. Andia-
mo a "La Vecchia Casetta" a
Montenero Domo e al bar "Il
Massimo", per uscire in buo-
ne condizioni dal ristorante
ci vuole." il fisico. Spesso
vengono anche Jarno Trulli,
il suo manager Lucio Cavuto
e il presidente del fan club,
Ezio Salemme, grandi amici
e persone speciali".
Si parla anche di sipariet-
ti in dialetto abruzzese tra
lei e Trulli sulle piste di
tutto il mondo.
"Succede quando ci viene
troppa nostalgia delle "pallot-
te cace e ove", cioè spesso. A
parte questo, con Jarno sto
che é un piacere perché é un
uomo eccezionale e un pilota
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
mostruoso. Forse i non addet-
ti ai lavori non si rendono
conto, ma il fatto che lui rie-
sca spesso a inserirsi tra i
primi dieci con una macchi-
na (la Toyota, ndc) non molto
competitiva é davvero un mi-
racolo. Gli auguro tutto il be-
ne di questo mondo, se riu-
scisse a vincere un mondiale
sarei felice come quando lo
vince la mia Ferrari".
A proposito di ferraristi,
quanto vi ha segnato la
spy-story?
"E' stata una cosa mortifi-
cante per tutta la gente one-
sta che lavora con impegno e
dedizione in Formula Uno.
Comunque preferisco evitare
l'argomento".
Per concludere, quanto
si sente felice?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
"Tantissimo. Ho la fortuna
di fare un lavoro che amo in
un ambiente che amo. Certo,
sono fuori 120 giorni all'an-
no, l'aereo é la mia seconda
casa dal momento che a volte
ci passo 16, 17 ore di seguito,
però la mia é una scelta con-
sapevole. In ogni caso sono
orgoglioso delle mie origini,
convivo con una ragazza
abruzzese, penso sempre alla
mia regione e vorrei che lo
sapessero tutti. Tra l'altro in
questi giorni sto per rientra-
re dopo í festeggiamenti di
Maranello e ho avvisato tutti
i miei amici che stanno già
preparando... lo stomaco".
Giancarlo Febbo